
ROMA – Giorgio Napolitano lascia e si dice “contento di tornare a casa”. Addio, quello del primo presidente al secondo mandato, atteso nella tarda mattinata di oggi, 14 gennaio. Napolitano lo aveva fatto capire in più modi e lo aveva di fatto “ufficializzato” nel suo discorso del 31 dicembre. E ora che il semestre italiano di presidenza Ue è alle spalle lascia davvero quel Quirinale che ieri, a una bambina, ha descritto “un po’ come una prigione”.
Ma chi entrerà in prigione dopo Napolitano? Di toto-Quirinale sono pieni da settimane i giornali. E di nomi, più o meno verosimili, più o meno bruciati per la corsa ne sono stati fatti a decine.
Si è parlato del governatore della Bce Mario Draghi che però non sembra interessato all’incarico. Si è parlato di Romano Prodi, spinto da un alleanza insolita e composita (dalla sinistra Pd fino ai dissidenti Pdl) essenzialmente per fare uno sgambetto a Matteo Renzi.
Si è parlato anche di Walter Veltroni, sufficientemente di sinistra da contenere l’emorragia di franchi tiratori nel Pd e sufficientemente “non comunista” da essere votabile anche da quelli di Forza Italia, Ncd e Scelta Civica.
Si è parlato, un po’ meno in verità, anche di donne. Già, una donna al Quirinale: una cosa che nella storia della Repubblica non è ancora mai accaduta e che forse ora è matura. Più o meno convinti ne hanno parlato in diversi, provenienti da schieramenti diversi.
Ieri, per esempio, lo ha detto Roberto Maroni, governatore della Lombardia: “Sarebbe ora” di una donna presidente. Lo ha detto anche un altro leghista, Umberto Bossi. Facendo anche un nome preciso, quello di Anna Finocchiaro. Intervistato dalla Stampa Bossi spiega:
“Bisogna vedere chi, alcune potrebbero aspirare al Colle. Finocchiaro è una abbastanza brava, mi dicono”.
Giorni prima lo aveva fatto capire anche Susannna Camusso, che è stata la prima donna eletta a segretario della Cgil: “E’ sempre ora di una donna” le sue parole. A novembre lo aveva detto anche Massimo D’Alema. Uno che, secondo i bookmaker è a sua volta in corsa per la poltrona. “Penso molto seriamente che sia ora di eleggere una donna” le sue parole.
Ma quali donne? I nomi circolano già da tempo. Forse troppo tempo per arrivare freschi al momento della corsa. Al di là di Emma Bonino ora purtroppo alle prese con una ben più drammatica vicenda, i nomi che sono circolati di più sono quelli di Anna Finocchiaro e Roberta Pinotti. La prima più gradita alla sinistra Pd, la seconda di più a Renzi. Ma entrambe non al massimo storico della popolarità, almeno sul piano dell’immagine. Finocchiaro sconta ancora la vicenda Ikea con la scorta, Pinotti quella (archiviata perché priva di illecito) dei voli di Stato.
Quotata anche Laura Boldrini: ma in questo caso sembra che bookmakers quotino perché “si deve”. Boldrini è la terza carica dello Stato ed è normale che figuri negli elenchi. Ma da qui a vederla vagamente presa in considerazione ce ne corre. Poi c’è un altro ex ministro, Annamaria Cancellieri. Anche lei, però, non sembra esattamente in prima dell.
L’ultimo nome, quello più fresco, è quello di Marta Cartabia, da poco vicepresidente della Corte Costituzionale. Quello che sembra mancare, tra tutte queste è il nome veramente “forte”. Quello che fa dire: è lei. La sensazione, insomma, è che per vedere una donna al Quirinale, al di là di intenzioni e proclami, ci sarà ancora da aspettare.