ROMA – Uno davanti all’altro per un’ora e quarantacinque minuti. Il tempo per rispondere a una serie di domande (due i minuti a disposizione) e a 10 quesiti flash, cui dare risposte in meno di 20 secondi. Soprattutto niente “candidati di corredo”. Mercoledì sera, su Rai Uno, ci sono soltanto Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi, i due che domenica si contenderanno al ballottaggio il ruolo di candidato premier per la coalizione di centrosinistra.
A condurre il tutto è Monica Maggioni: a lei il compito di moderare, far rispettare i tempi e concedere il “diritto di replica”. Come già successo su Sky in occasione del primo confronto a cinque, anche su Rai Uno il diritto di replica sarà centellinato: massimo cinque volte a candidato. Una parte delle domande, invece, arriverà direttamente dai cittadini, attraverso un blog aperto per l’occasione su Rai Uno. Infine la domanda sulla carta più “scivolosa”, quella che a Bersani e Renzi sarà posta dal comitato avversario. Anche qui ripetizione di quanto già accaduto su Sky. Con esiti, in verità, non indimenticabili.
Ad avere più da perdere dal confronto è Bersani che si presenta negli studi di Rai Uno forte dei nove punti di vantaggio nel primo turno. Eppure Bersani non si è sottratto: farlo sarebbe stata un’ammissione di insicurezza. Renzi, invece, ha a disposizione due ore per far passare il “solito” messaggio: rinnovamento contro politici a fine corsa, riforme contro conservazione. L’obiettivo del sindaco di Firenze sono i pochi nuovi voti e soprattutto quei voti di chi, nel primo turno, ha scelto gli altri tre candidati.
Anche Vendola. Perché Renzi lo ha detto e lo ha ripetuto: non considera persi i voti andati al primo turno al governatore pugliese. Nonostante Vendola continui a fare, e lo ha fatto anche il giorno del confronto tv parlando di “profumo di sinistra in quello che dice Bersani”, campagna per il segretario. E forse, proprio in termini di caccia ai voti “di sinistra” che proprio mercoledì il sindaco di Firenze ha ripetuto una sua posizione che proprio a sinistra può attecchire di più, quella del “no ad alleanze con Casini”.
Tema in cui è facile fare breccia nell’elettorato di sinistra. Poi resta la pars costruens. Ovvero con chi allearsi. Renzi ha rispolverato il veltroniano “correre da soli”, che vista la legge elettorale che si profila significherebbe altissimo rischio di non poter governare. Prima però bisogna vincere le primarie e il sindaco di Firenze sa che è difficile.
A tre giorni dal voto, senza dirlo direttamente, sembra mettere in cantiere l’idea di non farcela. “Se perdo le primarie – dice – non ho niente da chiedere a Bersani. Io non dirò mai che vado in Africa, perché non me la sentirei di prendere in giro nessuno”. Per chiudere con la politica, insomma, c’è tempo. Prima o poi Renzi lo farà, ma non subito, neppure in caso di sconfitta: “A un certo punto finirò con la politica, ti metti sul mercato, cerchi tra aziende private, magari all’università”.
Una buona notizia, per Renzi, viene dal fronte regole: chi non ha votato al primo turno delle primarie di centro sinistra ma vuole farlo al secondo potrà farlo: dovrà solo inviare la richiesta via fax o via email entro venerdì 30 novembre. La richiesta dovrà essere mandata al proprio coordinamento provinciale, che entro sabato 1° dicembre dovrà decidere e dire al richiedente se potrà votare o no al ballottaggio di domenica 2 dicembre.