Le pensano la notte, insonni aguzzano e coltivano l’ingegno. Non si spiega altrimenti la brillantezza, l’efficacia e, diciamolo, l’arguzia creativa dell’ultima inventata, proposta e annunciata da Filippo Berselli, presidente Pdl della Commissione Giustizia del Senato. Eccola, è elegante e insieme ammiccante, un autentico svolazzo d’autore. Il senatore e presidente di Commissione, nello spiegare che il nuovo “scudo” anti processi sarà integrale e retroattivo, egualitario e infrangibile, ci ha aggiunto una nota, una chiosa un cui si riscontra perizia di artista. Lo scudo, detto anche lodo Alfano, proteggerà il presidente del Consiglio e tutti i suoi ministri dai processi. Dai processi per cause, cose e fastidi dovessero derivare ai governanti appunto dall’attività di governo. Devono essere liberi e sereni di governare. Li proteggerà anche dai processi per cause, cose e fastidi eventualmente derivanti da storie e affari nati prima che diventassero governanti. Altrimenti che serenità è?
Protetti dunque e “scudati” da ogni “processo”. Ma la chicca, il tratto geniale, la invenzione creativa, la perfezione, la griffe d’autore arriva in coda: per non turbare neanche con le parole, a scudo approvato i “processi” cambieranno nome. Si chiameranno “procedimenti”. E’ più elegante e meno offensivo. La nuova parola comunica al popolo che “processo” è già di per sè offesa e azzardo. Contiene una valenza, un significato, l’eco di un tempo antico e scostumato. “Procedimento” è un dire più rispettoso, più consono all’alta funzione del governare. Quindi si cancella dal testo di legge e dal linguaggio consentito la parola “processo” e la si sostituisce con “procedimento”. Non ce l’ha fatta, gli è rimasta sulla punta della lingua e della penna, ma Berselli voleva, stava per aggiungere un “Tiè..!”.
