ROMA – Duro scontro, anche se ”in differita”, nell’Aula della Camera tra Giorgio La Malfa e Alessandra Mussolini. Dopo aver ascoltato la dichiarazione di voto dell’ex segretario del Pri e a suo tempo ministro del governo Berlusconi III contro il testo sulla prescrizione breve, mercoledì, Mussolini ne aveva sottolineato l”’acredine e gli insulti contro il Popolo della Libertà e il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Mi sono chiesta: ma si tratta di un caso di omonimia o è lo stesso Giorgio La Malfa che si è candidato capolista nelle Marche con i nostri voti e grazie alla generosità del presidente Silvio Berlusconi?”. E ha concluso, rivolta a La Malfa: ”Non sputare nel piatto dove hai mangiato, purtroppo non solo tu”. A Mussolini, senza nominarla ”perchè il cognome è legato a una fase vergognosa della storia del nostro Paese che vorrei dimenticate”, replica stamani La Malfa.
”Ricordo che nel 2006 si formò una coalizione di partiti composta dal Partito dell’onorevole Berlusconi, da quello dell’onorevole Fini, dal Partito Repubblicano e altre forze politiche che conflui’ in una lista. Io quindi non ho mai fatto parte del Partito dell’onorevole Berlusconi, pur avendo rapporti di rispetto reciproco, penso, ma in quanto esponente di uno dei partiti alleati fui candidato nelle Marche e fui il capolista. La prova ne è che il numero 1 della lista era l’onorevole Berlusconi, il numero 2 l’onorevole Fini e il numero 3 io stesso. Si trattava di un’alleanza tra partiti, basata su un programma”.
La Malfa poi ricorda una sua lettera del 4 settembre 2009 a Berlusconi ”nella quale spiegai che i programmi, le linee programmatiche che avevano giustificato quell’alleanza non erano state in alcun modo realizzate in alcuna misura”. ”In base a quelle considerazioni politiche ho preso le distanze, nella libertà assoluta che un uomo politico, esponente di un partito con una tradizione quale quella del Partito Repubblicano, ha di guardare ai problemi del Paese”. Quindi, alla mia onorevole collega, di cui non pronuncio il cognome, rispondo che ieri ho fatto, credo, il mio dovere politico, ed oggi anche morale, nel fare quello che ho fatto”, ha concluso.