Processo breve, il Pdl: “Subito in commissione”. Ed è scontro

Silvio Berlusconi

ROMA – La linea Gianni Letta-Giuliano Ferrara, che spingeva Berlusconi ad occuparsi dei problemi dell’economia, è durata solo pochi giorni. Stamani infatti il Pdl ha bruscamente riportato il tema della giustizia al centro dell’agenda politica, con il capogruppo in commissione Giustizia della Camera, Enrico Costa, che ha chiesto che il ddl sul processo breve sia rimesso nel calendario della stessa commissione.

La richiesta ha avuto come risposta una levata di scudi di tutte le opposizioni e anche dell’Associazione nazionale magistrati. L’intenzione del premier di riprendere in mano il processo breve e altri provvedimenti discussi sul tema giustizia, come le intercettazioni, era emersa giovedì scorso, 3 febbraio, all’incontro con i ”Responsabili”.

Ma l’annuncio, ieri, dell’incontro di Berlusconi con Sergio Marchionne, aveva indotto a pensare che la linea suggerita da Gianni Letta prevalesse. Così non è stato e il premier ha deciso di riportare il confronto politico su uno dei campi di battaglia da lui prediletti: la giustizia. Ed ecco che ritorna in auge il processo breve, fermo in commissione dall’8 settembre, dopo che in primavera fu uno dei temi di rottura con Fli e le opposizioni.

Le reazioni. Proprio le opposizioni oggi hanno tutte ribadito la propria contrarietà alla stessa calendarizzazione. ”Sono senza pudore”, ha detto Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera; e la sua collega del Senato Anna Finocchiaro ha chiosato: ”Il lupo perde il pelo ma non il vizio”.

Contrarissima anche Idv che con Felice Belisario e Silvana Mura, stigmatizza ”una legge ad personam” che, dice Luigi De Magistris, deve ”garantirgli l’impunità”. Anche le forze del Terzo Polo insistono su questo aspetto. ”Berlusconi – ha detto l’Udc Roberto Rao – non ha alcuna intenzione di uscire dal bunker dei propri processi”. Per la LiberalDemocratica Daniela Melchiorre, c’è ”un conflitto di interesse di Berlusconi nel campo della giustizia”. E Pino Pisicchio chiarisce che l’Api dirà ‘no’ se il provvedimento ”è piegato alle sole esigenze del premier”.

Non arretra Fli: il capogruppo alla Camera Italo Bocchino nota che sono altre ”le priorità per le famiglie italiane”, come la disoccupazione giovanile, mentre Fabio Granata annuncia una mobilitazione ”in Parlamento e in piazza”. A questo si accompagna il niet del presidente dell’Anm, Luca Palamara, per il quale il processo breve ”ha effetti devastanti” per la giustizia, che invece richiederebbe ”riforme strutturali e non aggiustamenti episodici”.

Il Pdl però tiene il punto: Luigi Vitali accusa l’Anm di ”attacchi scomposti”, mentre Anna Maria Bernini replica alle opposizioni: ”Continuano demagogicamente ed inutilmente a brandire contro la maggioranza l’arma spuntata delle leggi ad personam e l’accanimento giudiziario contro il premier come alibi per lasciare tutto com’è”.

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Maria Elena Perrero