Processo Mediaset sospeso, giudici trasmettono gli atti alla Consulta

Il palazzo della Consulta, sede della Corte costituzionale

I giudici della prima sezione penale del Tribunale di Milano hanno sospeso il processo per i diritti televisivi Mediaset e hanno trasmesso alla Corte costituzionale gli atti. I magistrati hanno così deciso di fare ricorso alla Consulta sostenendo che la legge sul legittimo impedimento ha dei profili di incostituzionalità perché, a loro parere, doveva essere varata con riforma costituzionale.

I giudici hanno ritenuto che la nuova legge sul legittimo impedimento possa violare l’articolo 138 della Costituzione (quello che regola la revisione delle leggi costituzionali) in quanto la norma “introduce una prerogativa diretta a tutelare non il diritto di difesa ma la carica istituzionale”. Pertanto, la legge doveva essere approvata seguendo l’iter costituzionale e non, come invece è stato fatto, con l’iter ordinario. Un’argomentazione per certi versi già usata dai giudici della decima sezione del Tribunale di Milano i quali, venerdì scorso, avevano disposto la trasmissione degli atti alla Consulta nell’ambito del processo per la vicenda Mills che vede imputato il solo Silvio Berlusconi per corruzione in atti giudiziari.

I giudici di Milano affermano che “la norma in questione realizza la medesima situazione già analizzata dalla Corte costituzionale nella recente sentenza numero 262/2009 sul cosiddetto Lodo Alfano”. La corte spiega che la norma sul legittimo impedimento “non si limita a differenziare la posizione processuale del componente di un organo costituzionale solo per lo stretto necessario, senza alcun meccanismo automatico e generale, ma stabilisce a priori e in modo vincolante che la titolarità e l’esercizio di funzioni pubbliche costituiscano sempre legittimo impedimento per rilevanti periodi di tempo…”.

Questo prescinde “da qualsiasi valutazione del caso concreto” e “si traduce nella statuizione di una vera e propria prerogativa dei titolari delle cariche pubbliche diretta a tutelarne non già il diritto di difesa nel processo bensì lo status o la funzione”.

“Ne deriva – osservano i giudici – che la norma in questione realizza la medesima situazione già analizzata dalla Corte costituzionale nella recente sentenza 262/2009 sul cosiddetto Lodo Alfano”.

La Corte spiega che è lo stesso articolo 2 della legge sul legittimo impedimento a indicare “la sua funzione di legge ponte in vista della ‘entrata in vigore della legge costituzionale recante la disciplina organica delle prerogative del presidente del Consiglio dei ministri o dei ministri’, così rendendo esplicita la ratio di anticipazione di una disciplina innovativa in materia che deve necessariamente essere introdotta con procedimento costituzionale”. I giudici, pertanto, ritengono che questi rilievi “assorbono gli ulteriori profili di illegittimità costituzionale prospettati dal pm”.

Nel processo Mediaset già il 12 aprile il pm Fabio De Pasquale aveva sollevato la questione di incostituzionalità e aveva chiesto ai giudici di Milano di investire la Consulta sulla questione.

La decisione dei giudici è arrivata oggi. Nella stessa riunione i magistrati di Milano dovevano decidere sulla richiesta di rinvio del processo al 21 luglio chiesto dalla difesa di Silvio Berlusconi.

Ghedini. Interpellato a caldo l’avvocato del premier, Niccolò Ghedini, parla di “decisione scontata”. Oltre a ribadire che “non si vuole applicare una legge” aggiunge: “Il nostro obiettivo era fare il processo e ottenere un’assoluzione perché il fatto non sussiste. Speravamo che ci fosse consentito di fare il processo con i tempi e i modi previsti considerati gli impegni e la carica che riveste il presidente Berlusconi, ma qui a Milano i processi non ce li lasciano fare”.

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luiss_vcontursi