ROMA – Il conflitto d’attribuzione sul processo Ruby è ammissibile, lo ha stabilito la Corte Costituzionale con una decisione che piacerà al Pdl e a Berlusconi. E’ ammissibile, in sostanza ha una sua fondatezza, il conflitto di attribuzioni sollevato dalla Camera nei confronti della procura e del gip di Milano che, rispettivamente, hanno indagato e rinviato a giudizio immediato il premier Silvio Berlusconi con le accuse di concussione e di prostituzione minorile nell’ambito del caso Ruby.
Per il Pdl e la maggioranza il processo Ruby invece è di competenza del tribunale dei ministri, non di quello milanese, perché la famosa notte di maggio 2010, quando il premier telefonò in Questura per far liberare Ruby, era intervenuto nella sua veste istituzionale, e non di privato cittadino, per far liberare la nipote di Mubarak. Allora, è la difesa, era sinceramente convinto che Ruby fosse legata per parentela all’ex capo di Stato egiziano.
La decisione di oggi è, però, solo un preliminare via libera: il conflitto nel merito, ossia la decisione se spostare o meno la competenza del processo, arriverà tra qualche mese. Non prima del prossimo inverno, dunque, si saprà se la Consulta accoglierà o meno la richiesta votata a maggioranza dell’aula Montecitorio di annullare tutti gli atti di indagine sul caso Ruby e il decreto di giudizio immediato del premier.