Prodi e il centrosinistra diviso: “L’Ulivo è morto e qui si litiga”

BOLOGNA – L’Ulivo “è morto” e gli eredi “non fanno che litigare”. Con queste parole Romano Prodi ha liquidato chi gli chiedeva un parere sulle continue contrapposizioni all’interno del centrosinistra: “Quando uno è morto gli eredi non fanno che litigare e più grosso è il patrimonio che lascia e più litigano”.

“Il problema – ha poi spiegato Prodi – è tornare ad avere visioni di lungo periodo, avere un riformismo su temi concreti, a cominciare dal lavoro e dall’immigrazione. Invece nella politica di oggi è tutto concentrato su problemi più stretti, ma che non coinvolgono l’ansia di tutte le famiglie”.

Sulle divisioni e le polemiche che hanno contrassegnato la festa del Primo Maggio il problema, secondo l’ex premier, non è tanto la rivendicazione di interessi particolari: “Quello che manca -ha spiegato – è l’arbitrato forte del Governo. Gli interessi particolari non sono un’anomalia dell’Italia, è solo più debole il potere del Governo”.

Prodi ne ha parlato a Bologna alla presentazione del libro ‘Dove andremo a finirè di Alessandro Barbano, vicedirettore del Messaggero. L’ex presidente del Consiglio ha affrontato il tema del Primo Maggio parlando della questione della presenza di interessi particolari che spesso finiscono per essere più forti e più visibili degli interessi comuni. «Ci sono stati questi litigi – ha detto Prodi – ma se poi si va a vedere a fondo si nota come per qualcuno questo significhi una marcia indietro. Noi abbiamo il dovere di difendere alcuni diritti fondamentali».

Se dal punto di vista di un governo centrale non c’è un ragionamento di questo tipo la dialettica su questo tema, secondo Prodi, viene inevitabilmente lasciata soltanto a chi difende interessi che sono legittimi, ma particolari.

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Alberto Francavilla