ROMA – ''E' troppo presto per cantare vittoria, ma vi sono almeno elementi sufficienti per dire che quando le istituzioni europee (soprattutto la Commissione e il Parlamento) fanno sentire la propria voce, finiscono con l'essere ascoltate. Mi auguro percio' che la voce dell'Europa si faccia sentire piu' spesso in futuro e che essa sia sempre piu' capace di regolare i comportamenti non solo dell'Ungheria ma di tutti i mebri dell'Ue''. E' quanto afferma l'ex premier Romano Prodi che esamina nel suo editoriale domenicale sul Messaggero, il caso dell'Ungheria di Orban dal titolo ''Il vento populista che soffia in Europa''.
''Questo nazionalismo aggressivo ed enfatico per cui 'nessuno al mondo potra' mai dire ai rappresentanti del popolo ungherese come possono o non possono votare' – spiega Prodi – e' stata proprio la piattaforma che ha permesso a Orban di vincere in modo trionfale le elezioni del 2010''. ''siamo tuttavia ben consapevoli – osserva – che quando si cavalca la tigre del nazionalismo si sa dove si parte ma non si sa mai dove si arriva''.
''Su quest'onda – aggiunge – e' infatti cominciata da parte di Orban un'azione progressivamente restrittiva delle liberta' dei media, delle possibilita' di espressione degli oppositori, e infine, delel competenze delle fondamentali istituzioni democratiche del Paese''.
L'Europa, prosegue l'ex premier, ''per molto tempo muta e sorda'' ''si e' cominciata a far sentire'' nel ''sostenere il principio che le leggi e i comportamenti dei Paesi membri devono riflettere i comuni valori europei''.