La nascita di una società per azioni sotto la diretta dipendenza del presidente del Consiglio, l’assicurazione obbligatoria contro calamità per le case private, l’istituzione di una task force per gli interventi rapidi, il passaggio al Dipartimento della rete di rilevazione sismica nazionale oggi all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dei poteri di “vigilanza e tutela” sull’Associazione italiana della Croce Rossa: cambia volto il Dipartimento della Protezione Civile, almeno stando alla bozza del decreto legge che gli uffici legislativi stanno predisponendo e con il quale verrà non solo chiusa l’emergenza rifiuti in Campania ma anche definita la gestione post terremoto in Abruzzo e post alluvione a Messina.
Una riorganizzazione che lo stesso ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito non ha escluso, rispondendo ad un’interrogazione dell’Idv durante il question time. «Non si può escludere» una nuova strutturazione del Dipartimento, ha detto, sottolineando che «sono al vaglio misure atte a consolidare e migliorare la capacità di risposta del Dipartimento nella tutela delle primarie esigenze delle popolazioni colpite da disastri». E Vito non ha neanche escluso la possibilità che si facciano delle nuove assunzioni di personale che, secondo l’Idv, ammonterebbero a 1.200 unità, oltre a 50 dirigenti.
Numeri smentiti da fonti del Dipartimento: «Si tratta al massimo di 250 persone, compresi i co.co.co a cui verrebbero fatti contratti a tempo determinato». «Si sta valutando – è stata la risposta del ministro – la possibilità di attuare procedure di reclutamento» nei ruoli della Pubblica Amministrazione.
E quanto alla nuova società, Vito ha parlato di una “fase di studio” aggiungendo che si tratterebbe comunque di un qualcosa che «risponderebbe alle medesime finalità di efficacia, efficienza ed economicità dell’azione del Dipartimento». Parole definite “ambigue” dal Pd che chiede di fare “piena luce”: «Terremo gli occhi aperti, bisogna metter fine al sospetto della privatizzazione del Dipartimento».
Nell’ultima bozza del decreto è scritto che la “Protezione Civile servizi spa” avrebbe un capitale sociale di un milione di euro e sarebbe posta sotto la vigilanza della presidenza del Consiglio con l’obiettivo di garantire «economicità e tempestività agli interventi del Dipartimento». La Spa opererebbe «secondo gli indirizzi strategici ed i programmi stabiliti» dal premier «su proposta del capo del Dipartimento» e ha ad oggetto «lo svolgimento di funzioni strumentali per il Dipartimento, nonché la progettazione, la scelta del contraente, la direzione lavori, la vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, l’acquisizione di forniture o servizi rientranti negli ambiti di competenza del Dipartimento, ivi compresi quelli concernenti le situazioni di emergenza socio-economico-ambientale».
Nel decreto è inserito un altro punto molto discusso in questi anni, l’obbligatorietà dell’assicurazione contro le calamità e gli incendi per le case private. Ma non per quelle abusive. «È esclusa – si legge nella bozza del decreto – ogni forma di intervento pubblico per la riparazione o la ricostruzione delle unità immobiliari abusive». I premi assicurativi, invece, «sono correlati agli indici di rischio delle diverse aree del territorio, alle tecniche di costruzione, allo stato di manutenzione».
Infine, è prevista la costituzione di una task force in grado di intervenire rapidamente per il soccorso delle popolazioni colpite da gravi calamità. Un nucleo di rapido intervento per il quale «il capo del Dipartimento della Protezione civile definisce uno specifico mansionario recante i diritti ed i doveri del personale in servizio». Se non si accetta il mansionario via alle procedure di mobilità.
«Utilizzando la decretazione d’urgenza – dicono fonti sindacali della Cgil – che non c’entra nulla con la riorganizzazione, si sta facendo un colpo di mano. Che non nasce oggi ma nel 2001 e in maniera perfettamente bipartisan».
Intanto, una nota diffusa dal Dipartimento della Protezione Civile precisa che il capo Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, «non ha smentito il ministro per i Rapporti con il Parlamento Europeo, Elio Vito, rispondendo “sono solo chiacchiere”, al quesito posto dai cronisti a Bruxelles sulla possibilità per la Protezione Civile nazionale fosse in vista una “privatizzazione”, così come ipotizzato da alcuni organi di stampa».
«Il ministro Vito – prosegue la nota – non ha mai parlato di una trasformazione in società per azioni della Protezione Civile nazionale, ma della possibilità che si costituisca una società in house (cioè Spa che si occupano di servizi pubblici e a capitale interamente pubblico, ndr) con compiti strumentali rispetto alle finalità della Protezione Civile. È ben evidente che la Protezione Civile nazionale non può che essere una struttura pubblica al servizio di tutti i cittadini e che, ben altra cosa, è l’eventualità che si costituiscano strutture in grado di operare in nome e per conto della Protezione Civile nazionale su specifici settori tecnici».
