A leggere su giornali e siti internet le cronache sullo scandalo della Protezione civile (il capo, Guido Bertolaso, incriminato, il suo vice, Angelo Balducci, in galera) viene spontaneo invocare: “Ridateci Andreotti”. Lui si dimise al primo avviso di garanzia: altra classe, non era più il senso dello Stato risorgimentale, c’erano state in mezzo la meridionalizzazione dell’Italia e il Concordato con la Chiesa, però che stile.
Ora il copione di Bertolaso è già scritto, lo ha scritto il suo apparente capo Silvio Berlusconi: tutto falso, le accuse sono solo un pretesto politico, è tutto un complotto dei giudici, sfuggiti ormai a ogni controllo.
A ben guardare lo scandalo Protezione civile è molto più grave delle accuse mosse a Berlusconi: i presunti crimini di Berlusconi non sono legati alla sua attività politica, sono reati commessi da un imprenditore e anche le vicende sessuali sono fatti suoi. L’unica cosa politica che risulta emergere dal fiume di parole scritto su Berlusconi è una presunta intercettazione in cui Berlusconi spiegherebbe al telefono perché ha scelto alcune donne ministro. Si tratta di una intercettazione “presunta” perché i giornali italiani, così prodighi di domande e dettagli su Noemi, Patrizia e le altre si sono fermati di fronte all’unica cosa che avesse rilevanza politica in tutto quel turbinio di intercettazioni. Ne ha parlato solo un sito argentino, ma da noi nessuno se l’è sentita.
La storia di Bertolaso e del suo vice è invece solo collegata con l’amministrazione del denaro pubblico e ai pubblici appalti sono legate anche le presunte storie di donne, se davvero i massaggi che lo stesso Bertolaso ammette si sono trasformati da operazioni terapeutiche in quelle forme di “body massage” che sono offerte in tutti gli angoli dell’Oriente.
Nello scandalo scoppiato in questi giorni si trova forse anche la spiegazione del perché il Governo vuole trasformare la Protezione civile in una spa, con l’aggiunta di una analoga società per azioni destinata agli acquisti della Difesa. Il perché è ormai evidente: un funzionario pubblico che prende mazzette commette un reato che se scoperto va perseguito d’ufficio; un dirigente di una società di diritto privato se prende mazzette è perseguibile solo se c’è una denuncia da parte della società stessa ed è certamente tutto più difficile.
L’iter della approvazione del decreto legge che ha istituito la Protezione civile spa è a metà percorso. C’è stata l’approvazione in Senato, ora deve andare alla Camera. Dopo quel che è uscito sui giornali, l’indignazione monta in tutti i partiti, destra come sinistra e il Governo deve nutrire qualche preoccupazione se in Parlamento hanno cominciato a circolare voci di un voto di fiducia. Sarà importante per i cittadini vedere come si comporteranno i singoli parlamentari di tutti gli schieramenti e i partiti della sinistra, Pd in testa.
Finora il Pd, e anche i giornali fiancheggiatori, non sono stati molto attenti al fenomeno Protezione civile. Ora è un’altra musica, perché è tutto nero su bianco, ma nell’ultimo anno tutti hanno contribuito in modo acritico a coltivare il mito del titano Bertolaso, neo duca degli Abruzzi e da poco anche principe di Haiti. Ma da tempo la scritta sul muro era ben leggibile e poi bastava dare un po’ più di retta a quei poveri terremotati abruzzesi la cui maggior parte vive fuori dei riflettori del teatrino del terremoto nel freddo e nel disagio della provvisorietà.
In fondo anche il mito di Bertolaso è figlio della società dei sondaggi, frutto di una spirale che si auto alimenta, di un circolo virtuoso quanto virtuale di impressioni ricavati da flash in tv, di siparietti preparati con cura: la società dell’immagine. Una volta c’era Garibaldi, ma Garibaldi qualcosa lo ha fatto: con mille uomini ha sbaragliato un esercito di oltre 40 mila e ha conquistato il più grande regno italiano. Poi Garibaldi è andato a Caprera, ha ristrutturato un rustico e ci si è ritirato. Ora c’è o c’era Bertolaso che si intigna a spiegare che ha messo a posto la vicina Maddalena, costruendo alberghi, bagni e docce, ma non intende ritirarsi lì. Ha sistemato negli alberghi della riviera abruzzese (se non altro li ha salvati dalla recessione) migliaia di senza tetto aquilani, altri ne ha sistemati nella caserma della guardia di finanza, ha tirato su un po’ di casette e ora aspetta il titolo di ministro. Niente da dire: Garibaldi parlava in genovese, Bertolaso è romano.
Molti ora chiedono al Pd di assumere posizioni non ambigue, quando il decreto sulla spa andrà alla Camera: deve essere fugato il sospetto che in realtà la componente ex Pci del partito, quella che è dominante e dominata da Massimo D’Alema, via Pierluigi Bersani, ha già fatto il mega accordo spartitorio con Berlusconi non solo per la divisione delle regioni ma anche per gli appalti: tanto a me, tanto a loro, tanto alle coop.
Mentre gli italiani aspettano di vedere comportamenti decenti, possono deliziarsi con la lettura delle cronache sullo scandalo e riconoscere a Bertolaso un sangue freddo e un autocontrollo superiore perfino a Berlusconi.
Bertolaso è stato intervistato da Giovanni Bianconi del Corriere della Sera e la prima cosa che dice è che resterà al suo posto «anche per dimostrare che non ho tradito la fiducia di chicchessia. Le dimissioni io non le ho ritirate, il governo le ha respinte e io ho il dovere di continuare a fare il mio lavoro. Ma se domattina le accetteranno mi farò da parte senza problemi».
Qualcuno può avere tradito la sua, di Bertolaso, fiducia. Questo «può pure essere, ma non ho elementi per sostenerlo. Anche perché tutti sanno qual è il mio stile, rigoroso prima di tutto con me stesso e con i miei collaboratori».
Poi parla delle donne, il punto «imbarazzante”, che gli dà «più fastidio”: Francesca, ribadisce, «è una fisioterapista molto brava, per bene e molto seria, cui ricorrevo per combattere lo stress e il mal di schiena di cui soffro spesso».
Poi l’orgoglio che rende «perfino umiliante” che si possa pensare che uno come lui, che ha gestito «lavori per centinaia di milioni» si possa «imbonire, o addirittura comprare con 10mila euro». Per questo spera di poter essere interrogato «già la settimana prossima» e chiarire tutto. «Nel mestiere che faccio ci sono due rischi: da un lato commettere errori e incappare in qualche illecito. Dall’altro acquistare visibilità, popolarità e invidie». Grande fiducia, comunque, «nella magistratura di Firenze come in quella di Napoli”: gli attacchi del premier alla magistratura, aggiunge, arrivano «per la stima che ha per me» e perché parla come «uno che ha molti procedimenti penali pendenti: che abbia una certa animosità nei confronti dei magistrati è comprensibile».
Bianconi fa domande precise e incalzanti sull’imprenditore Diego Anemone, ora in carcere. Bertolaso dice di averlo visto «tre o quattro volte, avevo rapporti con lui come con tanti altri che conosco», ma non può essere «motivo di scandalo, quando avviene nella trasparenza che ho sempre rispettato».
E poi ancora: «A me dispiace che si parli di questa storia come di uno scandalo, mentre abbiamo fatto una grande modifica ambientale su un’isola come la Maddalena».
Questo dà spunto a Bianconi per osservare che il tutto è costato un po’ troppo, «se è vero che un albergo è costato quasi 4.000 euro a metro quadro».
Replica Bertolaso: «E’ ovvio che costruire lì costa più che altrove, la Maddalena non è Ostia! E noi abbiamo fatto tutto in dieci mesi, quando normalmente ci sarebbero voluti dieci anni…»
Incalza Bianconi: per questo diceva a Balducci che bisognava sbrigarsi con le gare, approfittando che il presidente della Sardegna Soru era impegnato nella campagna elettorale?
Risposta: «Ma no! Abbiamo fatto tutto in pieno accordo con Soru, abbiamo le carte che lo dimostrano. Lì davvero bisognava avere in fretta il capitolato del bando, sennò non ce l’avremmo fatta con gli arredamenti e il personale. Ci siamo riusciti, e quando aprirà la stagione e gli alberghi saranno funzionanti vedremo se si tratta di cattedrali nel deserto, come qualcuno dice, oppure una ricchezza per quell’isola, come penso io».
Poi il calcio a Balducci, in carcere anche lui, che sembra l’agnello sacrificale predestinato. Dice Bertolaso: «Io non ho dato gli appalti e non li ho seguiti direttamente né personalmente. Ha gestito tutto Angelo Balducci. Ha gestito tutto Angelo Balducci, uno che è diventato presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, cioè la massima autorità in Italia: non mi pare di aver affidato l’incarico al primo che passava per strada. Con lui ho lavorato per anni e non ho mai avuto ragione di dubitare, se ha delle responsabilità saranno i magistrati ad accertarle».
