Protocolli immaginari chiave per riaprire tutto: i 2 metri al ristorante, il cinema in Zona Rossa... (Foto Ansa)
Protocolli è la parola magica. Le Regioni hanno abbondato di Protocolli promessi e garantiti nella loro proposta pressante di riaprire tutto e al più presto, fine aprile massimo inizio maggio. L’uovo di Colombo secondo le Regioni e secondo la vaste e varie categorie direttamente interessate è appunto il Protocollo. Quel che fa rischiare contagio e cioè le attività che richiedono e moltiplicano i contatti tra le persone non si può fare.
Ma, se c’è il Protocollo, si può invece fare. E’ tutto severamente vietato quel che favorisce il contagio, tranne quello che è permesso dal Protocollo, cioè tutto. Con un certo orgoglio le Regioni, i rappresentanti della categorie, metà e forse più delle forze politiche e non poca stampa e pubblica opinione presentano questa soluzione di tutta la faccenda: il Protocollo, il pezzo di carta.
Un solo esempio di Protocollo promesso e garantito come chiave per riaprire ristoranti e bar. Regioni e categorie e un bel po’ di governo dice al governo: facci riaprire e noi garantiamo due metri di distanza al ristorante tra un tavolo e l’altro. Analogamente due metri di distanza al bancone del bar quando sono un due a prendere contemporaneamente caffè e brioches appunto al bancone. Ingenuità o malafede nel promettere e garantire il materialmente impossibile e il certamente non osservato e non osservabile quando fosse sancito?
Chi presenta proposte del genere più che altro si sente ingegnoso, il suo problema è aprire e farsi aprire e quindi ogni sforzo di inventiva è diretto in quella direzione. Quindi quella dei due metri è una bella trovata per farsi riaprire. Poi, ovviamente, una volta riaperti bar e ristoranti, i due metri verranno dimenticati e rimossi. Anzi no, resteranno: nella loro funzione unica di pezzi di carta.
L’idea guida della pressante e montante richiesta di riaprire tutto e più o meno subito è felicemente espressa nella proposta sulle future Zone Rosse. Mica si aboliscono, mica si è così incauti. Solo un…miglioramento. Le future Zone Rosse saranno tali, salvo Protocollo. In Zona Rossa, cioè ad alto contagio, il ristorante o il cinema o la palestra potranno essere aperti, basta che rispettino il relativo Protocollo.
E qui siamo al Comma 22 all’italiana: chi è in Zona Rossa deve severamente vietare i suoi spostamenti e contatti, ma chi vive di spostamenti e contatti è esentato dal rispettare i divieti della Zona Rossa. Una coerenza di fondo c’è: la Zona Rossa futura diviene quel che è in fondo anche il Protocollo: un pezzo di carta.
E’ stato detto e giurato, anche da Salvini, che si riapre secondo numeri della pandemia. Ma non è vero, i numeri della pandemia sono comparse e non protagonisti della vicenda riaperture (al netto della destra politica che li tratta come trattava i “numerini” del deficit e debito, robetta che intralcia i bisogni). I numeri dicono che la Gran Bretagna vaccinata al 50/60 per cento della popolazione riapre passo passo a passo lento e conta di finire di riaprire il 21 di giugno. L’Italia vaccinata al 15 per cento preme ansiosa per riaprire a inizio maggio.
I numeri del contagio dicono che in Zona Gialla contagio sempre risale, l’Italia si appresta con impazienza ad una generale Zona Gialla. Non si riapre secondo i numeri per la semplice ragione che i numeri dicono che a fine aprile-inizio maggio c’è ben poco da riaprire. Si riapre secondo Protocollo perché il Protocollo scritto da noi ci dice quel che vogliamo sentire e cioè che si fa tutto “in sicurezza”. I numeri invece li scrive il virus e il virus e la malattia ci dicono quel che non vogliamo sentire e cioè che nulla in tempo di pandemia può essere fatto “in totale sicurezza”.
Riaprire per via di Protocolli immaginari è scelta socialmente ipocrita, la si potrebbe definire “furbetta”. Il riaprire invece a dispetto dei numeri e nonostante i numeri può essere invece legittima scelta politica ed economica, può essere la scelta per un paese che non ce la fa più a reggere il danno economico, può essere un rischio alto ma obbligato dal cedere della tenuta socio economica.
Allora andrebbe detto con coraggio e verità alla popolazione. Al contrario la riapertura che va ad arrivare è un riaprire per propaganda, allusione e compiacenza. Si riapre nonostante i numeri inventandosi Protocolli immaginari letteralmente per far contenti i cittadini. Farli contenti raccontando loro e raccontandoci tutti tra noi che ci fanno e ci facciamo contenti e sicuri. Contenti forse, sicuri per via di Protocolli no di sicuro.
La scorsa estate i Protocolli c’erano, sparirono in una settimana, pochi giorni e nessuno se ne ricordò più. Per i Protocolli immaginari quanto rigidi per la prossima estate facile prevedere accadrà lo stesso: la gente reale non si muove allo stadio o al ristorante secondo Protocolli.
E non ci saranno controlli, non a caso gli inventori dei Protocolli li chiedono i controlli, sanno saranno impossibili e impraticabile e, nel raro caso ci fossero controlli, chi oggi li chiede come garanzia domani li dichiarerebbe vessatori (succede regolarmente: la categoria chiede controlli, quando arrivano grida alla insopportabile pignoleria burocratica-poliziesca). Quel su cui contano davvero tutti e tutti concordi è l’estate, l’estate che riapre e risana. Ci si crede talmente tanto che quest’anno l’estate che tutto riapre c’è gran lavoro per anticiparla: fine aprile, inizio maggio, massimo metà maggio. L’autunno? Magari lo restringiamo con un Protocollo.