La promessa del taglio delle poltrone è un classico della politica italiana.
Governo e opposizione discutono da molti anni di abolire le Province. Invece ci sono ancora. Già la Bicamerale dalemiana del 1998 ne aveva parlato seriamente, per concludere un nulla di fatto. E addirittura Ugo La Malfa non si stancava di dire fra gli applausi insinceri dei suoi colleghi: «Quando chiudiamo quei carrozzoni inutili che sono le Province? Non sarebbe il caso di ridurre il numero dei consiglieri comunali sparsi ovunque?».
Il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli aveva promesso la scomparsa degli enti inutili (circa 34mila) come una delle principali novità prevista dal Codice delle Autonomie che accompagna la riforma federalista. Per ora nulla di fatto. In un primo momento il ministro li aveva definiti come «enti dannosi», poi sono diventati «enti inutili» : consorzi di bonifica, bacini imbriferi, comunità montane, difensori civici, tribunali delle acque, enti parco… Poi, dopo aver cancellato con un tratto di penna quel termine «dannosi», la lista degli enti da abolire è stata alleggerita fino a svanire completamente.
E veniamo alla terza promessa disattesa.
Se c’era una cosa da apprezzare davvero nella Finanziaria 2010 era il taglio di consiglieri e assessori comunali e provinciali. Era il primo passo verso lo snellimento di Enti e strutture elefantiache, spesso più caratterizzati da sprechi che da elementi di efficienza. E avrebbe dovuto portare un risparmio di 213 milioni nel triennio 2010-2012. Sarà per questo, per il nobile obiettivo morale ed economico che perseguiva, che aveva provocato la rottura dei rapporti istituzionali tra enti locali e governo. Invece, è tutto rimandato al 2011.
Con un decreto legge in materia di “Interventi urgenti concernenti gli Enti locali e le Regioni” oggi, 13 gennaio, il Consiglio dei Ministri ha rinviato il taglio del 20% delle poltrone negli enti locali al 2011, ma ha inserito nel futuro provvedimento anche i consiglieri provinciali. Positivo è invece il fatto che i compensi dei consiglieri regionali non potranno superare quelli dei parlamentari (nei cinque articoli del decreto ci sono altre misure a favore degli enti locali, anche se per Comuni e Province resta comunque il taglio dei trasferimenti per 12 milioni previsto dalla Finanziaria per l’anno in corso).
La riduzione, già prevista nella cosiddetta Carta delle Autonomie, era contenuta nel disegno di legge elaborato dal ministro Roberto Calderoli. La Carta aveva avuto il via libera del Cdm il 19 novembre. «Taglieremo 50mila poltrone», disse in quell’occasione Calderoli.
Poco tempo dopo la Finanziaria ha recepito queste disposizioni prevedendo per i comuni la riduzione di un quarto dei consiglieri e di un quinto degli assessori mentre per le province sarebbe dovuta scattare un diminuzione del 20% degli assessori. L’obiettivo era di rendere meno obesa la burocrazia statale.
La domanda che bisogna farsi è: cosa ne è stato dell’altolà agli sprechi? E di parlamentini e governi locali meno mastodontici? E di Giunte più snelle? A dare una risposta ci ha provato lo stesso ministro Calderoli. «Il governo non rinuncia ai tagli previsti in Finanziaria sulle poltrone degli enti locali. L’obiettivo delle 50 mila poltrone da abrogare viene confermato. Il taglio dei consiglieri – ha spiegato – verrà applicato a partire dal 2011 perché in vista delle elezioni amministrative possano essere predisposti i relativi aggiustamenti».
Insomma, secondo il ministro un taglio in questo momento avrebbe portato disordini nelle elezioni amministrative. La spiegazione può convincere o no, ma di certo resta l’amaro in bocca per una misura dal profondo valore simbolico (oltreché effettivo sul fronte economico) che ancora una volta è slittata.
Oggi in Italia ci sono 120.490 consiglieri comunali, 3.246 consiglieri provinciali, 35.254 assessori comunali, 858 assessori provinciali. E continueranno ad esistere ancora per un anno.