Da Matera a Rieti, Da Crotone a Massa Carrara, un solo grido: la mia Provincia non si cancella, non lo merita. I presidenti delle Province a rischio sono tutti sicuri e speranzosi, sicuri di meritare esenzione in extremis e speranzosi che l’idea di cancellarci finisca in un valzer di chiacchiere. Sono 9 in tutto, da nord a sud, quelle indicate dalla manovra del ministro Giulio Tremonti: Biella, Massa Carrara, Ascoli Piceno, Fermo, Isernia, Matera, Crotone e Vibo Valentia. Il criterio: quelle sotto i 220mila abitanti sono inutili, e quindi se ne può fare a meno, con conseguente risparmio.
Ma i presidente non ci stanno e da nord a sud, da destra a sinistra, è un compatto coro di “no”. Franco Stella, Pd, a capo della provincia di Matera, ancora non ci crede e si difende: “Ma noi siamo virtuosi, abbiamo anche tagliato le auto blu”. Peccato che alle sue dipendenze figurano un capo gabinetto, una segretaria operativa, una segretaria particolare e un portavoce. Luigi Mazzuto, presidente Pdl di Isernia, è battagliero: “Si sta facendo un grosso errore”.
Fabio Melilli, presidente Pd di Rieti, solleva un dubbio: con che criterio si è stabilito il “limite di utilità ” di una provincia a 220mila abitanti? “Qualcuno ci dovrà spiegare infatti perché Imperia con 220 mila 712 abitanti è provincia utile ed Asti con 217 mila no. Forse si tratta di un amico della Liguria visto che anche La Spezia è appena sopra e si salva”.
Curiosa la situazione di Fermo: neanche il tempo di raggiungere lo status di provincia( dal 2009) che già la cancellano. Senza contare che ha in corso un contenzioso sulla spartizione dei beni iniziato con Ascoli Piceno al momento del distacco. E ora anche Ascoli rischia di essere cancellata.
A sud si scalda il presidente della provincia di Crotone, Stanislao Zurlo, che si appella alla Costituzione: “non penso che con un decreto legge si possa sopprimere le Province, che sono garantite dalla Costituzione”.
La speranza, per tutti, è che alla fine le cose si aggiustino. Tra chi fa la voce grossa e chi rilegge in fretta la Costituzione, c’è chi sospira: “In Parlamento, un emendamento di qua, uno di là e si blocca tutto”.
