
ROMA – Sono passate le dieci di sera quando a Montecitorio giovedì, in una giornata segnata dal braccio di ferro tra opposizione e maggioranza sul ddl riforme, un deputato di Scelta Civica, Stefano Quintarelli alza la mano e chiede di parlare per ritirare un suo emendamento – appena bocciato dall’aula – per inserire in Costituzione l’obbligo di comunicazione delle piattaforme informatiche per tutta la Pubblica Amministrazione. Tradotto: creare un unico portale per tutti i servizi della Pubblica Amministrazione. D’altronde Quintarelli è considerato uno dei più esperti in materia e uno dei padri dell’avvento di Internet in Italia.
Ma nel caos anche l’emendamento di Quintarelli viene bocciato. E lui si alza, ritira l’emendamento e dà la colpa a se stesso: “Scusate, non sono stato capace di spiegarvi l’utilità del testo”. Un atto di umiltà che non è passato inosservato tra i volti stanchi dei deputati di Montecitorio. Si alza Antonio Palmieri di Forza Italia e fa suo l’emendamento per riproporlo. Come nell’Attimo fuggente a quel punto molti deputati si alzano, si guardano in faccia, cambiano idea e decidono di votare l’emendamento di Quintarelli. Cambiano idea tutti, persino la Lega. Si alza per ultima il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi del Pd che a quel punto annuncia il parere favorevole del Governo.
E l’emendamento passa. Trecentosessantaquattro voti favorevoli, nessun contrario. Un lampo di buona politica in una serata di tempesta. “La quinta cosa più bella della mia vita dopo le mie figlie, mia moglie, l’essere vivo e le aziende che ho contribuito a creare- ha commentato Quintarelli – Ora il Governo potrà emanare i decreti per l’attuazione di Italia Login. Un unico portale per tutti i servizi della Pa che riguardano il cittadino.