Verso il quorum: via i privati dalla gestione dell’acqua

ROMA – Con la grande affluenza ai referendum, attestatasi sopra il 41% alle 22 della domenica, il popolo italiano sta per decretare la fine dell’intervento privato nella gestione dell’acqua e delle reti idriche. L’esito non era scontato ma gli italiani si stanno pronunciando in maniera inequivocabile su entrambi i quesiti posti. Primo e secondo quesito infatti (schede rossa e gialla) riguardano il tema dell’acqua pubblica. Agli elettori si chiederà se abrogare o no le disposizioni governative sull’affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica e sulla determinazione delle tariffe.

A parte l’invito, disatteso, dei leader Berlusconi e Bossi, a disertare le urne o, in subordine a votare con libertà di coscienza, le posizioni rispetto al tema dell’acqua sono diverse nell’ambito del centrodestra. Emblematico il caso di Roma. Il presidente Pd della provincia Zingaretti  ha votato e fatto votare 4 sì secchi e dunque sulla gestione dell’acqua si è espresso a favore del ritorno alla normativa precedente il decreto Ronchi. Il sindaco Alemanno e e il governatore del Lazio Renata Polverini, espressione della stessa maggioranze, hanno votato ma in maniera opposta, a testimonianza della trasversalità della proposta referendaria. Alemanno ha votato no mentre la Polverini sì.

In dettaglio i quesiti son questi.

Il primo quesito (Scheda di colore rosso) riguarda ”modalita’ di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione”. Il testo prevede ”l’abrogazione di norme che attualmente consentono di affidare la gestione dei servizi pubblici locali a operatori economici privati” e recita: ”Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n.112 ‘Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitivita’, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria’ convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n.133, come modificato dall’art.30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n.99 recante ‘Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonche’ in materia di energia’ e dall’art.15 del decreto legge 25 settembre 2009, n.135, recante ‘Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunita’ europea’ convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito della sentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?”.

Il secondo (Scheda di colore giallo) si riferisce alla ”determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito: Abrogazione parziale di norme”. Il quesito propone ”l’abrogazione delle norme che stabiliscono la determinazione della tariffa per l’erogazione dell’acqua, il cui importo prevede attualmente anche la remunerazione del capitale investito dal gestore” e recita: ”Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 ‘Norme in materia ambientale’, limitatamente alla seguente parte: ‘dell’adeguatezza della remunerazione del capitale

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Warsamé Dini Casali