ROMA – Il quorum è praticamente raggiunto (oltre il 41% di affluenza alle 22 di domenica è un bottino che mette al sicuro la vittoria) e il quesito più politico, l’abrogazione del legittimo impedimento è realtà In pratica il popolo italiano, chiamato a decidere sullo scudo concesso a premier e ministri per non presentarsi a eventuali processi, ha risposto un no secco. Si abroga cioè una legge licenziata dal parlamento tra febbraio e aprile 2010 e corretta dalla Corte costituzionale a gennaio 2011 che, per 18 mesi dall’approvazione, consente al presidente del Consiglio o a un ministro imputato di giustificare la propria assenza a un processo che lo riguardi.
E’ il quesito referendario il cui risultato avrà con ogni probabilità le conseguenze politiche più rilevanti, dal momento che è stato indetto per abrogare una legge voluta dal centrodestra in questa legislatura per una rapida applicazione, più volte avvenuta, nei processi al premier Silvio Berlusconi, dopo che la Corte costituzionale aveva cassato per incostituzionalità precedenti leggi del centrodestra per la sospensione dei processi a premier e alte cariche dello Stato.
La stessa legge sul legittimo impedimento è stata oggetto di intervento della Consulta che l’ha corretta, obbligando a introdurre il potere del Tribunale di sindacare sulla reale esistenza del legittimo impedimento sollevato. Votando “sì”, la legge viene abrogata, votando “no” confermata. “Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 nonché l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 numero 51 recante “disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza?”, è il testo.