ROMA – Candidati a metà, così Berlusconi paga i suoi debiti. Antonio Razzi, quello che nella lettera di “congedo” da Antonio Di Pietro poco prima di passare al centrodestra scrisse: “Non sono Pietro Micca che gettò la stampella contro il nemico e decise di soccombere” (peccato che a scagliare la stampella fu Enrico Toti e non Micca). E Domenico Scilipoti, quello che sul suo sito tuonò: “Io stò con gli italiani”, con tanto di accento sulla “o”. Candidati a metà per il Pdl perché sono in lista ma è difficile che vengano eletti: Razzi è quarto in Abruzzo e Scilipoti sesto in Calabria. Entrambi corrono per il Senato ma se il Pdl, come è altamente probabile, non otterrà il premio di maggioranza, resteranno a casa.
I due voltagabbana più chiacchierati della legislatura uscente, intascano la cambialetta del Cavaliere, ma il vitalizio se lo erano già assicurato da tempo. Da quel 14 dicembre 2010, il giorno del colpo di mano di Gianfranco Fini, quando i due mollarono l’Italia dei Valori, partito col quale erano stati eletti, e votarono la fiducia a Berlusconi, garantendogli la sopravvivenza. “Se no per 10 giorni perdevo il vitalizio”, si era giustificato con l’onorevole Barbato, Razzi, ignaro di essere filmato. “Io non avevo la pensione ancora. Dieci giorni mi mancavano. E per 10 giorni mi inculavano. se c’ho 63 anni, giustamente, dove vado a lavorare io? In Italia non ho mai lavorato. Che lavoro vado a fare? Mi spiego? Io penso anche per i cazzi miei”.
E hanno pensato entrambi ai fatti loro. Sono loro le punte di diamante del gruppo dei Responsabili ma non è certo per aver cambiato opinione che Berlusconi li ha penalizzati. Né per la nuova moda di presentare “liste pulite”: Scilipoti è incensurato e Razzi ha una grana di poco conto col Centro regionale abruzzese di Lucerna da lui presieduto nel 1977. Né tantomeno per i loro errori ortografici e storiografici. Berlusconi ha dovuto ascoltare le lamentele del governatore abruzzese Chiodi che si è messo a capo di un gruppo di assessori e corregionali che non ci hanno visto più quando, oltre al corregionale Razzi, si sono visti paracadutare anche il messinese Scilipoti. E allora ecco che Razzi è stato retrocesso e a Scilipoti è stato dato un posticino nella meno schizzinosa Calabria. Ma da quella posizione l’elezione è quasi saltata.