Referendum, Bersani: “Renzi non si dimetta se vince il no”

Referendum, Bersani: “Renzi non si dimetta se vince il no”

ROMA – Pierluigi Bersani sul referendum costituzionale di ottobre: “Se vince il no Renzi non si deve dimettere”. L’ex segretario del Pd intervistato da Carlo Bertini per la Stampa spiega che voterà sì al referendum, ma pone tutta una serie di condizioni. Prima di tutto che si confermi l’elezione e non la nomina dei senatori, poi che non si parli di espulsioni dalle liste elettorali di chi voterà no in dissenso dalla “ditta” e alza la voce quando lo dice.

“Il mio giudizio su questa riforma è che nella somma tra pregi e difetti è comunque un passo avanti, purché ci sia la legge elettorale per i senatori e mettendo a verbale che c’è un problemone che si chiama Italicum. Quella legge va rivista e appena si dovesse riaprire la questione io dirò che serve il doppio turno di collegio, se vogliamo fare una cosa seria, altrimenti la questione è pericolosa sotto il profilo democratico. Voto sì se non si cambiano le carte in tavola. Non voglio che si usi la Costituzione per dividere un Paese, per affermare supremazie personali o nuovi percorsi politici o per selezionare classi dirigenti. Quindi chiedo a Renzi di rispondere alla seguente domanda: se un insegnante, operaio o costituzionalista, intende votare o lavorare per il no è un gufo, un disfattista, va buttato fuori dal Pd, non può candidarsi nel Pd? Deve rispondere, se no io mi ritengo libero. (…) Invece di discutere di riforma del Senato qui si discute di come dividere l’Italia e far prevalere gli arcangeli sui gufi. (…) Di qui a ottobre ci sono cinque mesi, dobbiamo chiedere il voto ai ballottaggi anche a gente orientata al no. Io giro per le amministrative, stiamo perdendo di vista che il centrosinistra ha la sua vera radice nel territorio. E poi il tema economico e sociale non può essere lasciato sullo sfondo: c’è il problema che cresciamo poco, che c’è poco lavoro e un allargamento della forbice sociale che non ha paragoni come dinamica dal dopoguerra ad oggi” .

Ma sul fatto che il presidente del Consiglio non debba dimettersi anche nel caso in cui al referendum costituzionale perdesse Bersani è netto:

“Assolutamente no, trovo improprio che ci sia questo legame tra governo e Costituzione. Ma che precedenti stiamo costruendo? Diamo in mano la Costituzione al primo governo che passa? Finchè ci siamo noi che siamo bravi e democratici bene, ma attenzione, guardiamo come è messa l’Europa. E chi è democratico tenga conto che ogni cosa che fa può essere un precedente. E ne stiamo accumulando troppi. Diciamolo chiaro ancora una volta: un voto sulla Costituzione non può essere né un referendum sul governo né il laboratorio di un nuovo partito”.

Il riferimento è a Denis Verdini:

“Queste transumanze trasformistiche lanciano un messaggio devastante, che la politica è “Francia o Spagna purché se magna”. Io non personalizzo, ma Verdini è un soggetto pseudo politico che si inventa per fare transumanze di ceto politico nazionale e locale, con le loro filiere elettorali. E queste filiere non portano più voti, fanno perdere dei buoni voti, quelli intenzionali”.

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Maria Elena Perrero