
ROMA – Il testo della domanda che troverete sulla scheda del 4 dicembre, giorno in cui si voterà per il referendum costituzionale è:
«Approvate voi il testo della legge costituzionale concernente “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?».
Il testo è così perché questo è il “nome e cognome di battesimo” della legge, cioè la sua intestazione in Parlamento e sulla Gazzetta Ufficiale. Ed è così perché sulle schede dei referendum si indica “il nome e cognome di battesimo della legge” che, e qui sta la differenza e l’oggetto del contendere, altre volte però non è stata la frase comprensibile ma solo l’elencazione degli articoli e dei comma della legge in questione.
Il fronte del no dice che quella formula non è neutrale e parla bene della legge e chiede quindi, si può supporre, che le parole del testo vengano sostituite da una serie di… “art. 1 com… ex… bis….”.
Sulla questione la Corte di Cassazione si è già pronunciata e ha detto che il testo così com’è è in regola. La Presidenza della Repubblica, chiamata in causa dal fronte del No, è sulla stessa posizione. Ora la questione sembra essere in mano al Tar del Lazio che ha già sentito le parti e si pronuncerà la prossima settimana. Tre gli scenari: il Tribunale regionale potrebbe dichiararsi non competente. O dare il via libera all’attuale testo. O in qualche modo bocciarlo. In questo ultimo caso chi e come scriverebbe il nuovo testo che non dovrebbe corrispondere al nome della legge? Una situazione mai vista.
Per un voto consapevole: leggi e scarica qui il testo comparato della Costituzione prima e dopo la riforma