Sono state depositate le motivazioni con le quali il 12 gennaio scorso la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili il referendum per l’abrogazione della legge sul legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, due dei quattro referendum contro la ‘privatizzazione’ dell’acqua e uno sul nucleare, dicendo no ad altri due quesiti referendari (uno in materia ambientale e l’altro in tema di finanza pubblica e di perequazione tributaria).
I quesiti ammessi sono risultati rispondenti ai requisiti richiesti dalla giurisprudenza della Corte (omogeneità; chiarezza e semplicità; univocità; completezza; coerenza; rispetto della natura essenzialmente ablativa dell’operazione referendaria). Quanto al referendum proposto dall’Idv per l’abrogazione della legge sul legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, il sì al quesito è stato motivato con il fatto che esso ”investe un’intera legge, che si compone di due soli articoli, e rivela chiaramente l’intento dei promotori di ripristinare l’applicabilità ai titolari di cariche governative della disciplina comune di cui all’art. 420-ter del codice di procedura penale, senza le integrazioni e specificazioni introdotte dalla disciplina che forma oggetto della richiesta referendaria”.