CITTA’ DEL MESSICO – Referendum costituzionale sul disegno di legge Boschi, la minoranza dem del Pd non firma. E il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dal Messico commenta: “Parte del Pd si oppone a tutto, non è una novità. Ma non conta”.
In vista del referendum sulla riforma costituzionale previsto per ottobre sono arrivate le firme della minoranza e della maggioranza, ma non quelle dei big della minoranza dem del Pd. “Per una questione di logica ed eleganza penso sia giusto che siano le opposizioni ad avanzarla”, spiega Gianni Cuperlo. Gelido il commento di Renzi da oltreoceano: “Ormai non è più una novità, nel Partito democratico c’è una parte che fa opposizione su tutto, dobbiamo prenderne atto. La decisione del referendum era stata presa tutti insieme, se qualcuno ha cambiato idea mi spiace ma non conta, perché tutti insieme andremo a chiedere il consenso ai cittadini”.
L’OPPOSIZIONE – Per le opposizioni a depositare le firme in Corte di Cassazione sono andati i senatori Antonino D’Alì per Forza Italia, Loredana De Petris per Sel, Vito Crimi per il Movimento 5 stelle, Gian Marco Centinaio per la Lega e Cinzia Bonfrisco per il gruppo di Raffaele Fitto. Le firme necessarie erano 65, ma ne sono state presentate 103, riferiscono Giovanna Casadio e Giovanni Gagliardi su Repubblica. E da lunedì 25 aprile verranno allestiti banchetti per la raccolta firme in diverse città e paesi italiani.
LA MAGGIORANZA – Ma anche la maggioranza ha avviato la propria raccolta firme per il sì al referendum sul disegno di legge Boschi. Le firme verranno depositate in Cassazione dai capigruppo al Senato di Pd e Ncd, Luigi Zanda e Renato Schifani. Anche in questo caso c’è stata un’abbondante raccolta firme tra i senatori: ben 110 gli autografi raccolti.
LA MINORANZA DEM – I problemi sono all’interno del Pd. Come spiegano Casadio e Gagliardi su Repubblica,
la gran parte della minoranza del partito alla Camera, compresi Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza e Gianni Cuperlo, non ha firmato la richiesta di referendum sul ddl Boschi, anche se ci sono quelle di singoli parlamentari come il cuperliano Andrea De Maria e la bindiana Margherita Miotto. La sinistra dem infatti aveva chiesto a Renzi di lasciare alle opposizioni l’iniziativa referendaria. La scelta, spiegano, è legata al fatto che “per galateo istituzionale” sono le opposizioni a chiedere il referendum su una riforma, diversamente, dice Roberto Speranza, leader della sinistra del Pd, il referendum diventerebbe un plebiscito sul governo e Renzi. Il bersaniano Miguel Gotor rivendica: “Io non firmo perché il referendum è uno strumento che le opposizioni hanno per contrastare una maggioranza parlamentare. L’opposizione ha già raccolto le firme, andava evitato questo sovraccarico, non va bene che la consultazione assuma carattere plebiscitario. Ed è inevitabile quando è la maggioranza che chiede un referendum su di sé”.