
ROMA – “E’ stato riconosciuto il nostro ruolo”. Così esulta Delio Napoleone, presidente del “sopravvissuto” Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, all’indomani del referendum che ha sancito il mantenimento del tanto vituperato bicameralismo perfetto e dello stesso Cnel.
Sui social in tanti hanno ironizzato su assunzioni già programmate e champagne che sarebbe scorso a fiumi nella lussuosa sede di Villa Lubin, nel cuore di Villa Borghese. Lì, in vista della sua abrogazione, il governo progettava di spostare parte del personale di Palazzo Chigi. Con la vittoria del No, verrà meno anche questo simbolico trasferimento. Eppure, non erano in pochi anche del Fronte del No, a considerarlo il simbolo degli enti inutili, costosi e improduttivi.
Ma lui, Delio Napoleone, è pronto a tornare a lavoro. Intervistato su Radio1 spiega:
“Occorre mettersi al lavoro rapidamente, interpellare tutte le categorie rappresentative e ricostituire, parlo per il Cnel ovviamente, il Consiglio, che oggi vive una transizione. Un Parlamento non può non riconoscere il ruolo dei sindacati, della società civile. Separati non andiamo da nessuna parte”.
“L’ultima proposta di legge presentata dal Cnel – ha ricordato Napoleone – risale a un anno e mezzo fa, giace tuttora in Parlamento ed è stata elaborata insieme da datori di lavoro e forze sociali”.
Raggiunto al telefono dall’agenzia Adnkronos, il presidente risponde con sobrietà:
“L’ironia – dice – va colta sempre nel suo lato positivo. Non do risposte di pancia. Mi ha colpito, certo, la facilità con cui una parte della politica e dell’informazione ha sottovalutato il ruolo del Cnel, organo di rilevanza costituzionale, ma le cui origini risalgono agli inizi del ‘900. In ogni caso, quella di domenica è stata una battaglia democratica grande e importante”.
Per Napoleone il risultato del referendum è una legittimazione di quell‘articolo 99 della Costituzione che lo rende intoccabile:
“Il risultato – prosegue – è chiaro: per i cittadini l’art.99 della Costituzione non va toccato e il collegamento tra il mondo del lavoro, la politica, i corpi rappresentativi intermedi, interrotti da troppo tempo, vanno ripristinati, in modo da favorire l’armonizzazione degli interessi di capitale e lavoro. È stato riconosciuto il nostro ruolo come valore aggiunto della democrazia”
Abruzzese, originario di Orsogna (Chieti), imprenditore nel settore delle materie plastiche e dell’edilizia, Napoleone è stato, tra l’altro, presidente Api Pescara negli anni Novanta, vice presidente del Consiglio Regionale dell’Economia e del Lavoro (Crel) Abruzzo. Consigliere del Cnel nella VII (2000-2005) e nella IX Consiliatura (2010-2015), nominato vice presidente del Cnel il 15 luglio 2015, è presidente facente funzioni del Cnel dal 30 luglio scorso.
Lui non se l’era presa neppure quando il premier dimissionario Matteo Renzi aveva ironizzato sul suo cognome. “Si chiama Napoleone e dimostra grandi ambizioni”, disse. Oggi orgoglioso, ribatte all’Adnkronos:
“Guardi, la storia del cognome me la porto dietro, inevitabilmente, da sempre. Ma mi ha portato bene. Perché a scuola mi interrogavano sempre sull’imperatore dei francesi e io me la cavavo benissimo. Comunque – prosegue – i momenti della politica sono i momenti della politica. Qui parliamo di Costituzione ma le radici dell’articolo 99 che riguarda il Cnel risalgono all’epoca di Giolitti. E anche i Trattati istitutivi dell’Ue prevedono che siano i Comitati economici e sociali europei a fornire pareri obbligatori su certi temi”.