Affluenza flop al referendum di domenica 12 giugno sulla giustizia: i dati alla chiusura dei seggi, alle 23, segnalavano una affluenza complessiva di circa il 20%. Ben lontani, dunque, dal quorum del 50% più uno richiesto.
Referendum, flop di affluenza per i 5 quesiti sulla giustizia
Sui cinque quesiti Radicali e Lega si sono battuti in una dura campagna referendaria, denunciando a più riprese il silenzio dei media.
Quanto abbia contribuito la scarsa affluenza è difficile da stabilire, ma basta fare il confronto con il referendum del 7 aprile 2016 sulle trivelle, che ebbe una affluenza del 23,54% alle 19, per poi non arrivare neanche al 33% a chiusura urne, per avere un quadro di quanto accaduto con i quesiti sulla giustizia.
Il flop sembrava annunciato da giorni e temuto da tutti coloro che hanno spinto fino alla fine i 5 quesiti.
Il referendum è stato inserito nel contesto di un election day, in contemporanea con le elezioni amministrative in 975 comuni, tra cui la grande Palermo, dove i problemi per la costituzione dei seggi e l’avvio delle votazioni non sono stati pochi, causa i forfait di scrutatori e presidenti di seggio.
Referendum, le critiche del centrodestra
Ma i promotori, tra cui Matteo Salvini, hanno sempre battuto sul tasto della scarsa comunicazione, a tutti i livelli, sui quesiti.
Si sono appellati anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al presidente del Consiglio, Mario Draghi, chiedendo loro di fare un appello al voto.
Referendum, Calderoli: “Complotto contro il quorum”
“Secondo me c’è stato un complotto che ha agito con singoli soggetti, magari non in forma associativa, affinché questo quorum non potesse essere raggiunto”, ha detto il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, durante la conferenza stampa convocata nella sede della Lega in via Bellerio a Milano, in relazione al flop dei referendum sulla giustizia.
“Parlo innanzitutto dall’accettazione dei quesiti della Corte costituzionale – ha continuato Calderoli – che ha negato l’ammissione rispetto alla responsabilità diretta dei magistrati, quello che più aveva gradimento da parte del cittadino”.
Il vicepresidente del Senato addossa “una certa responsabilità anche al governo – ha aggiunto – che a maggio aveva spinto affinché si approvasse la riforma Cartabia facendo venir meno tre dei quesiti referendari”.
Calderoli ha attaccato la decisione di condensare le elezioni tutte in una giornata e il quotidiano Repubblica – “non lo leggerò più” – per aver esortato i cittadini a votare ‘no’ o a non recarsi alle urne.
“Era evidente la volontà di evitare la partecipazione”, ha concluso Calderoli assicurando che il Carroccio “riproporrà tutti gli emendamenti presentati in Parlamento per modificare la riforma Cartabia”.
Secondo il vicepresidente del Senato “l’unica risposta sono le elezioni del 2023: con un governo di centrodestra la riforma della giustizia la faremo davvero”.
Referendum, affluenza flop: media sotto accusa
La Lega aveva accusato senza tanti giri di parole i media di non aver dato abbastanza spazio al dibattito ed all’approfondimento delle ragioni del sì e del no ai cinque quesiti sulla riforma della giustizia.
Un’accusa condivisa da Silvio Berlusconi, secondo cui i referendum sulla giustizia “sono stati boicottati con il voto in un giorno solo. Sono stati boicottati con il silenzio assoluto su molti giornali e sulla televisione di Stato”.
Il tutto, sostiene il leader di Fi a urne aperte, sarebbe in linea con “una volontà precisa di mantenere le cose come stanno e gli italiani che non vanno a votare e se ne stanno a casa. Siamo dei masochisti”.
In questo contesto, la Lega non manca di rilevare le difficoltà di una campagna elettorale in cui si è sentita in fondo lasciata sola dal resto del centrodestra. A partire da Fratelli d’Italia.
Per il Carroccio, dunque, il risultato referendario ha il sapore di una battuta d’arresto, che potrebbe pesare ulteriormente anche nei già complicati rapporti interni alla coalizione.
Referendum, le reazioni del centrosinistra
In ogni caso, c’è comunque chi spera che il mancato raggiungimento del quorum non fermi l’iniziativa legislativa in corso in Parlamento.
Anche nel centrosinistra, i cui leader oggi hanno tenuto cucite le bocche rinviando, come anche Matteo Renzi, qualsiasi commento al giorno successivo.
“Dobbiamo lavorare con ancora più determinazione per dare le giuste risposte su temi importanti e delicati”, riflette Andrea De Maria del Pd.