Eretici del referendum: chi a destra vota “sì”, i “no” a sinistra

ROMA – C’è chi nel Pdl voterà contro il nucleare e chi nel Pd è favorevole alla privatizzazione dell’acqua. Alla vigilia dei referendum del 12 e 13 giugno, sono molti gli “eretici” (come li etichetta Jacopo Iacoboni su La Stampa) che non seguiranno la linea dei rispettivi partiti.

Nel centrodestra la questione su cui i singoli politici sono maggiormente in disaccordo con le indicazioni dei leader è quella sul nucleare. E sono parecchi i “big” orientati a votare sì al quesito, ossia quelli avversi all’introduzione del nucleare in Italia.

Oltre al ministro Stefania Prestigiacomo (le cui posizioni antinucleariste sono note da tempo), il fronte “antiatomo” si sarebbe arricchito, come scrive Iacoboni, col governatore del Lazio Renata Polverini e anche di Nicole Minetti, l’assessore lombardo coinvolto nel Ruby-gate.

Tra gli “eretici”, aggiunge Iacoboni, potrebbe aggiungersi anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno: lui e la Polverini, sottolinea il giornalista de La Stampa, “sono da sempre scettici sul nucleare, come in generale la vecchia destra sociale”. Anche l’ex sindaco di Milano, Letizia Moratti, insiste Iacoboni, “nel rush finale prima del ballottaggio promise che avrebbe votato sì sul nucleare”. E lo stesso dovrebbe fare, secondo Stefano Zurlo sul Giornale, Alessandra Mussolini

Ma c’è anche chi, nella maggioranza dovrebbe votare a favore dell’acqua pubblica: come Gianfranco Miccichè, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che, sostiene Iacoboni, dovrebbe votare “sì”. O come il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, che, stando a quanto dice Stefano Zurlo sul Giornale, dovrebbe votare sì sia sull’acqua pubblica che sul nucleare.

Naturalmente anche a sinistra sono tanti quelli che non seguiranno in maniera ortodossa la politica “ufficiale” del proprio partito: l’ex sindaco di Torino, Sergio Chiamparino ha rivelato che voterà “no” sull’acqua, in controtendenza rispetto al suo erede, Piero Fassino, che dovrebbe invece optare per il “sì”. Eppure la norma che adesso si vuole abrogare (quella sull’affidamento del servizio a operatori privati) fu varata nel 1996 dal governo Prodi (su insistenza dell’allora ministro ai Lavori Pubblici Antonio Di Pietro).

Anche il sindaco di Firenze Matteo Renzi, prosegue Iacoboni, è favorevole alla gestione “privata” dell’acqua: “Senza questa norma si bloccherebbero gli investimenti per acqua e depurazione”. Sulla stessa linea d’onda Enrico Letta, Linda Lanzillotta e Franco Bassanini, mentre sono schierati apertamente per i “quattro sì” gli altri “rottamatori” del Pd come Giuseppe Civati, che ha anche criticato apertamente su Facebook la posizione di Renzi.

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Alberto Francavilla