CAGLIARI – Pierluigi Bersani ha votato “tre volte la riforma in Parlamento e ora vota No al Referendum”. Così Matteo Renzi a due settimane dal voto referendario, mette i puntini sulle i e spara a uno a uno contro gli avversari del fronte del No.
Dalla Sardegna, dove ha firmato il Patto per Cagliari e ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping, il premier parte con un affondo contro il suo stesso partito: “Ho grande rispetto per il suo passato, per Bersani, D’Alema… Ma vorrei evitare di parlare delle polemiche sulla vecchia classe dirigente che magari diventerà la nuova. Questa riforma riguarda il futuro dei miei figli” dice non senza qualche battuta, sul suo ex segretario. “Lo rispetto molto ma non capisco le sue metafore. Quella del tacchino sul tetto, ora la mucca nel corridoio. Questa analisi zoologica di Bersani è interessantissima ma sono limitato, non capisco…”.
“E’ preoccupante”, gli risponde a stretto giro Bersani, dato che le metafore le capiscono anche “nei bar e nelle famiglie”. “Meglio un piccione in mano che un tacchino sul tetto – ha sottolineato Bersani – lo capisce chiunque. La mucca nel corridoio è una cosa che non puoi non vedere. Una destra protezionista che avanza è come una mucca nel corridoio. Lo capiscono nei bar e nelle famiglie. Se non lo capisce Renzi mi preoccupo”.”Se vince il No Renzi ci ripensi, altrimenti ci penserà Mattarella. Ma una maggioranza comunque resta, il Pd resta. Sono pronto a votare una nuova fiducia a un governo”, ha concluso.
Ma Renzi alza il tiro e mette in guardia sul dopo referendum: “Se qualcuno vuole fare strani pasticci il giorno dopo, li fa senza di me. Io non sarò quello che si mette d’accordo con altri partiti per fare un governo di scopo o un governicchio. Ne abbiamo avuti, fanno anche alzare le tasse”.
Messaggio chiaro, a 360 gradi, con un occhio alla minoranza del suo partito ma soprattutto alla politica di quel fronte del No che mette insieme Mario Monti e Matteo Salvini, Beppe Grillo e Massimo D’Alema e porta anche “Casa Pound a parlare di deriva autoritaria…”, ironizza. “La classe politica sfrutta il 4 dicembre per riprendersi il potere che aveva perso. Vogliono tornare loro: se volete un sistema decrepito, delle paludi dei veti, di galleggiamenti e inciuci, riprendetevelo. Amici come prima”.
“Ma non facciamoci fregare da chi vuole mantenere i privilegi”, scandisce Renzi davanti alla platea del Teatro Verdi di Sassari. Lui non ci sta, tiene a sottolineare più volte. Pur tornando a dire che questo voto “non è sul governo”. Ribadisce il suo refrain: “O si cambia o se si vuole restare a galleggiare, ne trovano altri, si resta con i soliti”. Non senza sottolineare i rischi, quelli di un “Italietta” senza “voce sulla scena internazionale” invece di un paese nuovo, stabile, capace di fare sistema.
Renzi nel suo giro da globetrotter per l’Italia – come lo definisce lui stesso – vuole conquistare “la maggioranza silenziosa”, quel 37% di indecisi che si dice sicuro alla fine voterà per il sì. Lui di sondaggi non parla. Anzi ne parla solo per dire che in “questi 16-17 giorni che mancano al voto sono belli per uno che ama la politica” ma gioca ogni carta. Anche un appello diretto: “Andate per le case, telefonate, serve uno sforzo personale per fare il salto”.
Parla anche di Italicum, spiegando che non è più da legare al referendum: “Mi sembra chiaro, sia che vinca il sì sia che vinca il no la legge va cambiata. Questo elimina il combinato disposto legge elettorale-voto”.
Pronto anche ad un duello tv con Berlusconi e Grillo: “A quindici giorni dal voto, ribadisco che mi piacerebbe fare un confronto civile con ognuno di loro. Possiamo farlo in radio, in tv: il problema non è dove farlo ma se accettano, ma mi piacerebbe fosse civile, pacato”.