ROMA – Che tra i quattro referendum quello sul legittimo impedimento sia il quesito a maggiore valenza politica e' una valutazione che trova d'accordo giuristi e costituzionalisti di diversa area. Ma e' sull'utilita' del voto che i pareri divergono, specialmente dopo che la Corte Costituzionale, lo scorso gennaio, e' intervenuta bocciando buona parte di quelle norme nate per tenere lontano il premier dalle aule di giustizia e dai processi a suo carico, almeno fino all'ottobre 2011.
A pensarla in maniera del tutto opposta sono Massimo Siclari, ordinario di diritto costituzionale all'Universita' Roma Tre, e Tommaso Edoardo Frosini, ordinario di Diritto pubblico comparato all'Universita' di Napoli: il primo dice apertamente che votera' si' perche' ritiene necessaria una ''operazione di pulizia dell'ordinamento'' rispetto a cio' che e' rimasto ancora in piedi; il secondo, invece, e' propenso a votare no in quanto – afferma – abolire del tutto la legge significa ''far cadere il principio del sereno svolgimento dell'attivita' delle cariche istituzionali fissato dalla stessa Corte Costitituzionale''. Non si sbilancia, invece, il presidente emerito della Consulta Piero Alberto Capotosti (''come il Capo dello Stato andro' a votare, ma non dico certo per cosa'') che pero' ritiene che l'eventuale abrogazione del legittimo impedimento per via referendaria avra' anche l'effetto politico di ''impegnare il legislatore per il futuro, anche rispetto a norme di di carattere costituzionale''
''E' vero che la legge sul legittimo impedimento e' stata in parte bocciata dalla Consulta – spiega Massimo Siclari – ma sarebbe opportuna una operazione di pulizia dell'ordinamento. In coerenza anche con le sentenze sul lodo Schifani e sul lodo Alfano, infatti, non si possono introdurre con legge ordinaria situazioni di privilegio. E anche per via costituzionale non e' certo possibile tutto cio' che si vuole: quando si va a toccare il principio di eguaglianza vi deve essere una adeguata proporzione tra questo principio e il bene da tutelare''.
Di tutt'altro avviso Frosini: ''Andro' a votare perche' ritengo il referendum il piu' importante istituto della democrazia partecipativa. Tuttavia – spiega – forse e' piu' opportuno che la legge sul legittimo impedimento rimanga cosi come e', dopo l'intervento della Consulta. Con il bisturi della Corte Costituzionale, infatti, il legittimo impedimento e' stato inquadrato nell'ambito di un principio di leale collaborazione tra i legali del premier imputato e i giudici di Milano. Cancellare del tutto la legge – conclude Frosini – vorrebbe dire rendere vulnerabile il presidente del Consiglio, al quale si impedirebbe di invocare persino una riunione del consiglio dei ministri quale impedimento a non presentarsi in udienza''.