Regione Lazio taglia società pubbliche? Fi-La Destra-M5S contro legge Zingaretti

Regione Lazio, Fi-La Destra-M5S bloccano taglio delle società pubbliche (LaPresse)

ROMA – Regione Lazio: Forza Italia, La Destra e Movimento 5 Stelle fanno fronte comune e con 1.300 emendamenti cercano di bloccare la “legge Zingaretti”, quella con cui maggioranza e giunta di centrosinistra vogliono tagliare le società della Regione da 9 a 2 e ridurre da 88 a 13 le poltrone nei consigli di amministrazione. Privando però il Consiglio regionale del controllo su quelle società e quelle poltrone.

Ricordiamo che solo qualche giorno fa la Corte dei Conti ha certificato che la situazione dei conti della Regione è disastrosa e che la giunta Polverini (2010-13) ha allargato il buco di bilancio che ora lambisce i 12 miliardi di euro.

Scrive Francesco Di Frischia sul Corriere Roma:

“Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, replica: «L’ostruzionismo dei grillini e della Destra è sbagliato, non ha senso: difendono le poltrone in un momento di drammatica crisi per il Paese, mentre la riforma permetterebbe di risparmiare decine di milioni di euro». Ieri pomeriggio il presidente del parlamentino della Pisana, Daniele Leodori (Pd), ha annunciato che la seduta sarebbe andata avanti a oltranza tutta la notte per esaminare gli emendamenti.

Se Zingaretti rivendica la sua legge come una norma anti-casta, le opposizioni protestano: è un colpo di mano, col quale la Giunta toglie al Consiglio ogni controllo su quelle 9 società. Così a gestire tutto sarebbe solo la maggioranza:

[…] «È battaglia durissima contro la legge Zingaretti che annulla ogni controllo del Consiglio sulle società della regione Lazio», ribadisce Francesco Storace (La Destra verso Alleanza Nazionale) in un Tweet. Pensieri condivisi da Silvana Denicolò, capogruppo M5S in Consiglio regionale: «Il governatore continua ad aggrapparsi alla questione poltrone per delegittimare l’opposizione. Questa volta lo fa citando cifre che non sono mai state discusse e annunciando un futuro accorpamento». «Forse è arrivato il momento di smetterla con cinguettii e comunicati privi di fondamento ed offensivi e di venire in aula – chiede Denicolò rivolgendosi a Zingaretti –. Noi non abbiamo poltrone da difendere e non ne vogliamo nessuna: vogliamo solo che la proposta di legge accolga i nostri suggerimenti senza esautorare il Consiglio dalla sua fondamentale funzione di controllo. Non vogliamo che i cittadini debbano pagare i disastri fatti dai politici e dai loro cortigiani, le società in fallimento vanno chiuse, questo è il risparmio».

Secondo l’esponente grillino «l’acredine del presidente Zingaretti è dovuta al fatto che come al solito ha venduto la pelle dell’orso senza averlo cacciato»: in altre parole «il governatore non può pensare che il Consiglio dia l’approvazione a certe misure, solo perché lui le ha già annunciate urbi et orbi – commenta Denicolò –. Il riordino delle società regionali è un obiettivo che condividiamo, ma dissentiamo dal metodo e dal comportamento di totale chiusura dimostrato dalla giunta, in totale spregio della partecipazione e della trasparenza di cui tanto Zingaretti ha parlato durante la campagna elettorale». Attacca pure Adriano Palozzi (Forza Italia): «Zingaretti mistifica la realtà: la nostra è un battaglia di rispetto istituzionale, di difesa del ruolo del Consiglio contro la spasmodica smania pigliatutto dell’esecutivo»”.

Quali che siano le differenti motivazioni di Forza Italia, La Destra e M5S, è un fatto che si è costituito alla Regione un fronte comune fra grillini, berlusconiani e storacisti.

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