ROMA – La Polverini mette in vendita gli immobili della Regione Lazio per provare a tamponare il deficit causato soprattutto dal buco della sanità. Dall’operazione dovrebbero entrare in cassa 800 milioni.
Al momento, sottolinea il Sole-24 Ore, quelle case sono abitate da funzi0nari regionali, con canoni di locazione ben lontani dai prezzi di mercato.
Il problema è che, per sanare una situazione ingiusta, in cui le case della Regione sono poco redditizie e affittate per corsie preferenziali, si potrebbe passare a un’altra ingiustizia: vendere questi immobili a prezzi di favore e ai “soliti noti”.
In tutto, scrive sempre il Sole-24 Ore, si tratta di oltre 700 appartamenti, di cui 400 a Roma, terreni e case cantoniere. Per gli immobili a uso non abitativo (come uffici o negozi), invece, è previsto il rinnovo dei contratti di locazione a prezzi di mercato.
A differenza degli enti di cui si è scritto nelle varie “affittopoli” di questi ultimi giorni, gli uffici regionali non forniscono le liste degli inquilini, e non c’è neppure una cifra ufficiale sui soldi che finiscono nelle case della Regione.
La procedura di assegnazione degli appartamenti liberi rischia però di favorire gli addetti ai lavori. Nella procedura di dismissione si dovrà tenere conto del diritto di prelazione degli inquilini. Di loro si sa che, per esempio, pagavano meno di 200 euro per 70 mq a Monteverde, o meno di 2.000 euro al mese per 100 mq in piazza Navona: ora dovranno pagare, per le stesse abitazioni, rispettivamente 580 e 4.000 euro.
Tutti questi appartamenti nel 2009 hanno portato nelle casse della Regione “circa 1,8 milioni, una cifra tre volte superiore al 2007 (530mila euro)”, dice al Sole-24 Ore Marco Di Stefano, ex assessore al patrimonio della giunta Marrazzo, che rivendica l’incipit della “valorizzazione”.