MILANO – Cene al ristorante, sigarette e cioccolatini sono “impegni istituzionali”. Repubblica scrive che 40 consiglieri della Regione Lombardia del Pdl e della Lega Nord, tra cui anche Nicole Minetti e Renzo Bossi, hanno presentato rimborsi motivando come “impegni istituzionali” le proprie spese personali. La Procura di Milano è pronta ad avanzare l’ipotesi di reato di peculato nei confronti degli indagati, scrive Repubblica.
Tra gli indagati, scrive l’Ansa, i capigruppo del Pdl e della Lega Nord al consiglio regionale lombardo, Paolo Valentini e Stefano Galli, e la consigliera regionale Pdl Nicole Minetti. Anche l’ormai ex consigliere regionale lombardo Renzo Bossi, detto ‘il trota’, figura tra gli indagati. Anche per lui l’accusa e’ quella di peculato. L’Ansa scrive da quanto si è saputo gli investigatori passeranno comunque al setaccio anche le spese con i rimborsi regionali di altri gruppi consiliari, come quello del Pd.
Repubblica scrive:
“Quando il 10 ottobre scorso il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo ha spedito la Finanza in Regione ad acquisire i rendiconti 2008-2010 relativi ai rimborsi garantiti ai gruppi consiliari del Pdl e della Lega, probabilmente non pensava di scoprire così tante anomalie. Nel mirino sono finiti quasi tutti i consiglieri della maggioranza della giunta uscente guidata dal governatore Roberto Formigoni.
Per loro, il sospetto dell’accusa è quello di aver ottenuto rimborsi per spese in realtà dubbie. Si parla di soldi pubblici che arrivano a un computo globale di milioni di euro ogni anno per tutti i gruppi consiliari e che si aggiungono ai già tanti benefit ottenuti dai politici”.
Partendo dalle indagini sulle attività del leghista Davide Boni, l’ex assessore del Pdl Franco Nicoli Cristiani e l’ex assessore regionale Massimo Buscemi del Pdl, la Procura di Milano ha scoperto irregolarità nei registri delle spese, scrive Repubblica:
“Le irregolarità, in molti casi, sarebbero lampanti, smaccate. Apparentemente tutte dovrebbero passare il severo vaglio della Corte dei Conti, ma questa operazione trasparenza sarebbe solo di facciata. Alla giustizia contabile, infatti, non è consentito controllare nel dettaglio le spese, ma solo il saldo finale. E così, a fianco dello stipendio mensile da 9 mila euro spettante a ogni consigliere – questo il solco su cui si sta muovendo l´accusa -, ci sarebbero sostanziosi extra che coprono le più disparate spese personali”.
La Procura ha avanzato l’ipotesi di peculato, scrive Repubblica, perché giustificare una confezione di cioccolatini come “spesa di rappresentanza regionale” è difficile:
“Il meccanismo scoperto, nei fatti, appare più semplice di quel che può sembrare. Gli inquirenti si sono convinti come sotto la voce «spese dei consiglieri per l´espletamento del mandato», e «spese di comunicazione», ogni anno ballino milioni di euro anche in Lombardia e operazioni truffaldine. Dai primi rilievi effettuati dalle Fiamme gialle, le irregolarità sarebbero palesi, tanto che gran parte dei 40 consiglieri della maggioranza del Pdl e della Lega potrebbero essere raggiunti presto da un avviso di garanzia con l´ipotesi di peculato”.