Qualunque cosa pensiate delle centrali nucleari, qualunque sia la cosa giusta da pensare al riguardo, tenetevi la vostra opinione, non è questo il luogo per stabilire se il nucleare sia “buono” o “cattivo”. Ma c’è un’opinione che, se l’avete, non potete continuare a tenervi. Perché è un’opinione sicuramente nociva, una scoria radioattiva che avvelena la società e la convivenza civile. E’ un’opinione diffusa e difesa, spesso di maggioranza, sventolata in campagna elettorale e di successo tra la gente. Eppure è una vera Chernobyl della democrazia intesa come patto di diritti e doveri di una comunità, di una nazione. L’opinione malsana e corrosiva, quella che aggredisce e demolisce il Dna della società e genera neoplasie della democrazia è quella secondo la quale ciascun “territorio” ha il diritto di decidere quel che gli pare come gli pare.
In una nazione, in uno Stato non può essere una Regione a dire: qui da noi una centrale nucleare no. L’intera popolazione italiana ha il diritto di accettare o rifiutare l’energia atomica ma, appunto, l’intera popolazione. Se il paese a maggioranza dovesse decidere per il Sì, può una Regione dire: da noi no? Non può, non deve. Sbagliano gravemente le Regioni che lo fanno. I benefici e i rischi dell’energia nucleare riguardano l’intera comunità nazionale. Il principio secondo cui una parte del territorio fa da sè e per sè indipendentemente dalla maggioranza è civilmente folle. Le Regioni che dicono da noi no si staccheranno dalla rete nazionale dell’energia eventualmente alimentata dal nucleare? Può una Regione dire: da noi l’autostrada non passa e interromperla a metà? Può una Regione ribellarsi a una scelta del governo nazionale?
In un paese democratico e civile non può, non potrebbe. In Italia sembra di sì. Sia nella versione di sinistra, con Regioni quali la Puglia che con Vendola inventano legislazioni alternative a quella nazionale, sia nella versione di destra con Zaia prossimo governatore veneto che si ripara dietro lo scaltro ma storto argomento dell’abbiamo “già dato”. Stavolta ha ragione il governo. Se il nucleare è una scelta sbagliata, è scelta che si rovescia in Parlamento e alle elezioni. Altrimenti non è democrazia, è tribù una contro l’altra e addio al paese e alla nazione, non all’atomo.