ROMA – La Regione Molise, 300 mila abitanti, dispone di 70 uffici di rappresentanza, di cui 30 a Campobasso, altre 40 sparse tra Roma, Bruxelles, agenzie a Dubrovnik in Croazia. Una “grandeur” che impiega 800 dipendenti, che costa solo di affitti 3 milioni di euro l’anno. Dopo le caciotte e le olive di Gaeta da lanciare nello spazio della Regione Lazio amministrata da Storace, fa impressione la megalomania di un apparato amministrativo locale ma votato al cosmopolitismo, in puro spirito glocal, verrebbe da dire. Solo che questa ambizione cara ci costa: le ambasciate regionali nel complesso costano 70 milioni l’anno. 20 dei quali servono a fare, giustamente, lobbying per, magari, farsi finanziare progetti con i fondi dell’Unione: gli altri 50 servono a finanziare il costo totale delle delegazioni regionali. Il dossier pubblicato da Repubblica il 4 ottobre, sotto le firme Lauria e Tonacci, assomiglia a un tour in un’agenzia di real estate impazzita.
Una jungla di uffici di rappresentanza talmente fitta da pregiudicare la stessa visibilità di ogni singolo ufficio: a Bruxelles ci sono 21 rappresentanze regionali che occupano 15 costosi edifici diversi, mischiate alle succursali provinciali e alle filiali comunali, in aggiunta ai distaccamenti presso la Ue, la Nato, l’Enit, l’Ice, gli istituti di cultura, le camere di commercio. Una bulimia di rappresentanza, una esibizione dei propri gonfaloni regionali sospetta: tanta ostentazione nasconde l’ansia, il dubbio di esistere veramente. Spendo, dunque sono vivo.
Soprattutto spendo in immobili: un tetto, una casa, grandiosamente ammobiliata perché no, assicura che non è un sogno, è tutto vero. Come, per dire, il governatore molisano Iorio: non contento della sede di rappresentanza a Roma in Via Nomentana (274 mila euro l’anno di affitto), ha preferito comprare un altro appartamento più consono, più centrale, più grande, scegliendone uno a via del Pozzetto, alla modica cifra di 4,1 milioni di euro. D’altra parte, la sede di rappresentanza a Roma non poteva sfigurare con il bell’appartamento di Bruxelles, in Rue de Toulose 47, costato ai molisani 1,6 milioni.
Il Molise, in proporzione, è la regione con più rappresentata all’estero. Il Veneto, che sicuramente più di altre regioni può vantare un’autentica vocazione internazionale, oltre alla sede di Roma e di Bruxelles, ha più di 61 sportelli all’estero, in partnership con la Camera di Commercio. La Lombardia, oltre alle ambasciate, 16 “Lombardia point estero” nel mondo. L’Emilia Romagna ha un ufficio presso un’università di Shangai e chissà, forse è utile davvero.
Però, perché la Sicilia del rosso fisso in bilancio ha acquistato un appartamento di 750 mq a Bruxelles per 2,6 milioni di euro e lo ha rifinito con marmi preziosi trapanesi di Custonaci? E’ una domanda retorica, va bene, il lusso, lo sfarzo spiegano il rosso fisso. Come pure lo spiega il fatto che il capo di quello ufficio si becca 12 mila euro al mese, che un giornalista ivi distaccato ne guadagna 15 mila al mese, uno stipendio da caporedattore e integrativo Rai per scrivere una newsletter di cui sono stati pubblicati due numeri zero.
Più invitante, per la pancia, l’export di arrosticini di pecora tentato dalla Regione Abruzzo: due sedi in Brasile, a San Paolo e a Riberao Preto sono costate 800 mila euro di affitti in due anni prima di rinunciare al sogno dell’arrosticino in trasferta. Meglio però che continuare a pagare appartamenti desolatamente vuoti: al Rond Point 14 di Bruxelles c’era la sede di rappresentanza della Calabria, oggi è chiuso, ma il contratto di locazione scade nel 2015. 240 mila euro annui buttati. Se ne discuterà, forse, alla sede centrale a Roma, due appartamenti con affaccio Campidoglio a Piazza Campitelli. O nelle accese discussioni nei 58 immobili sparsi per tutta la Calabria.