ROMA – Annunci, promesse, impegno a tagliare e rivoluzionare l’Italia. Matteo Renzi si presenta con una carrellata di slide e di annunci: taglio delle tasse per lavoratori dipendenti, soldi per la scuola, una rivoluzione. Impegno, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno. Chiacchiere a volerlo vedere mezzo vuoto.
Perché il grande assente nella conferenza stampa di Renzi è stato il decreto. Non c’è. O meglio non ci sono. Perché come ha ammesso lo stesso premier “non ja famo”. Così la conferenza stampa è diventato un lungo elenco di cose da fare, molto dettagliata. Ma mancano cifre, dati e nero su bianco. Come spiega Huffington Post:
Il premier ha spiegato le linee guida del taglio del costo del lavoro, ma senza dare il via libera ad alcun provvedimento formale. “Misure irreversibili”, quelle annunciate dal presidente del Consiglio, che per il momento non sono però state tradotte nero su bianco da nessuna parte, fatta eccezione per le slide con cui Renzi, un po’ insolitamente, ha presentato il proprio pacchetto di misure ai giornalisti.
Il taglio delle tasse promesso domenica davanti a milioni di italiani, per il momento, ancora non c’é. C’é un lungo elenco di intenzioni, condivise con tutte le forze della Maggioranza, che ricalcano a grandi linee le aspettative della vigilia, con un taglio secco da 1000 euro all’anno in busta paga per i lavoratori con redditi inferiori ai 25000 euro. Il premier ha snocciolato un lungo elenco di coperture, parlando di 7 miliardi dalla spending review, minori spese per interessi rispetto al livello di spread, 250, previsto per quest’anno, che potrebbe portare oltre 2 miliardi con un un differenziale a 200 punti. E poi ancora almeno 6 miliardi utilizzabili, grazie al margine di movimento teoricamente garantito dallo 0,4% di spesa che si potrebbe utilizzare restando entro il 3% del rapporto deficit/pil.
Anche il ministro dell’Economia Padoan, definito “scuro in volto” da Huffington, ha fatto capire che la partita “coperture” non è chiusa e che alcuni aspetti andranno “negoziati con l’Europa”.
E non c’è decreto, ma solo disegno di legge (quindi tempi più lunghi) anche per lo sblocco dei debiti della pubblica amministrazione. Sempre Huffington Post:
Il premier ha fissato però una nuova scadenza: sbloccare i 68 miliardi mancanti entro luglio. Una cifra, quella citata dal premier, che esclude i 22 già pagati, ma include i 20 miliardi che Letta ha assicurato nella precedente legislatura, attraverso un meccanismo diverso da quello che Renzi vuole invece promuovere con il Ddl. In questo caso, dovrebbe essere decisivo il ruolo di banche e Cassa depositi e prestiti. Le prime fungeranno da intermediari, scontando il credito, “protetti” dalla garanzia dalla seconda.
Nel menù, Renzi ha inserito a sorpresa anche un pacchetto di misure a favore delle imprese, con il taglio del 10% dell’Irap, finanziato con l’innalzamento dal 20 al 26% della tassazione sulle rendite finanziarie, Bot esclusi. Accanto, anche un taglio del 10% del costo dell’energia.
Infine il Jobs Act. Il grande piano lavoro che al momento dei fatti trova uno spazio piccolo piccolo.
Il provvedimento piú ampio, e atteso, il Jobs Act con la sforbiciata alle miriadi di forme contrattuali, l’introduzione del sussidio unico di disoccupazione con la cancellazione della cassa deroga, e la “tutela delle donne in maternità”, é stato relegato all’ultima pagina del documento presentato da Renzi, senza scadenze, ma soprattutto incluso in un disegno di legge delega che finirà, ha spiegato il premier, “nella mani del Parlamento”. Insomma, ci sarà da aspettare, e parecchio.