FIRENZE, 8 NOV – ''Nel 2004 sono diventato presidente della Provincia di Firenze grazie a un accordo vecchia maniera. Se al posto mio avessero candidato il gatto del vescovo di Fiesole, avrebbe vinto lui''. E' questa la prima 'confessione' del sindaco Matteo Renzi nell'intervista concessa a due ventenni di 'A' e pubblicata nel numero in edicola da domani. ''Anche lei raccomandato?'', gli chiedono i due ventenni, memori della campagna di 'A' intitolata 'Noi non ci stiamo', legata al riconoscimento del merito. Il sindaco di Firenze ammette di si', anche se preferisce il termine ''cooptato''.
''Si deve cambiare sistema – riconosce – ma non c'e' la bacchetta magica. Siamo il Paese in cui sulle cattedre delle universita' sale il cugino del cognato del professore. Il Paese in cui, alle prove per selezionare gli insegnanti, devono essere presenti i carabinieri, altrimenti i candidati copiano. Come si fa a rilanciare il merito? Servono singoli interventi. Nella scuola, nell'universita', nella pubblica amministrazione. Ma anche un drastico scatto culturale. Un cambio di passo che difficilmente arrivera' da questa politica perche' viene subito da pensare al Trota Bossi e al Delfino Di Pietro, questa variazione ittica del mondo in cui viviamo, figli di potenti promossi sul campo per meriti non loro. Intanto gli altri giovani annaspano''. Per Renzi e' assurdo che le nuove generazioni non abbiano gli stessi diritti delle altre ma, dice il periodico ''dribbla il tema dei licenziamenti facili'': ''Il tema vero e' come proteggere chi perde il lavoro'', dice. E aggiunge: ''Abolirei il contratto a tempo indeterminato per i dirigenti della pubblica amministrazione. Non possono stare nello stesso posto a vita. Per non parlare dei baroni universitari. Io non vorrei che i giovani ricercatori precari diventino i professoroni di domani. Vorrei che i professoroni di oggi diventassero precari''.