Riforma della giustizia: via libera del Cdm. Berlusconi: “Non è contro nessuno”

Angelino Alfano

ROMA – Il consiglio dei ministri ha dato via libera all’unanimità al disegno di legge costituzionale per la riforma della giustizia. Lo si apprende da fonti governative. Il testo è quello che mercoledì è stato sottoposto all’attenzione di Giorgio Napolitano. Sono servite due ore di colloquio tra il Capo dello Stato e il Guardasigilli Angelino Alfano, al fine delle quali il ministro si è detto “soddisfatto” e ha assicurato di aver “recepito le indicazioni del Colle”. Secondo le notizie trapelate dal Quirinale, il capo dello Stato, nel lungo incontro, si sarebbe invece limitato a “prendere atto” in maniera “formale” delle intenzioni dell’esecutivo, ribadendo la necessità di larghe intese.

Secondo ‘Il Corriere della Sera’, due sono state le raccomandazioni di Napolitano: 1) “Studiare una revisione ‘di ampio respiro, senza interventi sterili e settoriali’ che mortifichino l’autonomia e l’indipendenza delle toghe o, peggio, che abbiano un sapore ritorsivo ‘influenzato dalle contingenze’, che sarebbero poi le pendenze giudiziarie del premier”; 2) “La ricerca di larghe intese con l’opposizione fin da subito, l’unico metodo per costruire in Parlamento il massimo consenso possibile e restituire davvero ‘qualità ed efficienza al processo penale’”.

Intanto il Pd ha bloccato ogni strada di dialogo, bollando la riforma come “inaccettabile”. Il premier Silvio Berlusconi ha invece definito la riforma “un’ottima riforma, importante ed epocale: chi mi accusa di fare una legge ad personam- ha detto – non sa di cosa parla, perché è una riforma costituzionale che ha tempi lunghi e dunque non è nel mio interesse, ma di tutti i cittadini che hanno diritto ad una giustizia veramente giusta”. Il mantra del premier a questo punto è: la riforma è organica e serve a tutti, non ha nulla a che vedere con me e i miei processi. Un ragionamento che Berlusconi ha voluto ribadire anche durante il Consiglio dei ministri. Niente riforma “ad perdonam” o per coprire provvedimenti “ad personam”, quindi, come invece denunciato dal segretario pd Pier Luigi Bersani.

Secondo Francesco Verderami l’umore del premier rispetto alla riforma non è però dei migliori. Berlusconi sarebbe convinto che “la casta dei magistrati e le opposizioni si metteranno in ogni modo e con ogni mezzo di traverso”. Ma a questo ha pensato Alfano, già ieri parlando con Napolitano e ricorrendo ad alcuni accorgimenti nel testo, come lasciare la presidenza dei due Csm al Capo dello Stato. Questo, secondo Verderami, il ragionamento di Alfano: “Se diranno che nella riforma ci sono norme contro i magistrati, dovranno dire quali sono queste norme. Se diranno che ci sono norme a favore di Berlusconi, dovranno dire quali sono queste norme. E siccome nel testo non ci sono norme punitive verso la magistratura nè norme a favore di qualcuno, potranno contestare la riforma solo sotto il profilo culturale“.

Ecco le novità contenute, secondo le prime indiscrezioni, nella bozza di riforma.

Responsabilità dei giudici. Le toghe potranno essere citate in giudizio direttamente dai cittadini. “I magistrati sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione dei diritti, al pari degli altri funzionari e dipendenti dello Stato”. E’ quanto prevede l’ultima bozza di riforma della giustizia, in 16 articoli.

Questo significa che le toghe potranno essere chiamate a rispondere di tasca propria dal cittadino che potrà citarli direttamente in giudizio e non lo Stato come è ora. Nella bozza, di cui l’Ansa è in grado di anticipare i contenuti, si prevede anche, come aggiunta all’articolo 113 della Costituzione (diventa il 113 bis), che “nei casi di ingiusta detenzione o di altra indebita limitazione della libertà personale, la legge regola la responsabilità civile dei magistrati” la quale “si estende allo Stato”.

Due Csm. Per la riforma della giustizia, i Csm diventano due: uno per i giudici e uno per i Pm. Entrambi presieduti dal Capo dello Stato. Cade dunque l’ipotesi che a capo del Csm dei magistrati requirenti vada il Procuratore generale della Cassazione eletto dal Parlamento in seduta comune su indicazione del Csm. Parte quest’ultima eliminata nelle ultime ore.

Del Csm dei giudici farà parte di diritto il primo presidente della Corte di Cassazione. Gli altri componenti saranno per il 50% scelti dai giudici previo sorteggio degli eleggibili (con l’intento di ridurre il peso delle correnti della magistratura associata), per l’altra metà dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università di materie giuridiche ed avvocati dopo 15 anni di esercizio. Il vicepresidente del Csm della magistratura giudicante sarà scelto tra i componenti laici. Durano in carica 4 anni e non sono rieleggibili (in Costituzione ora si prevede che non siano “immediatamente rieleggibili”).

La novità dell’ultima ora riguarda il Csm dei Pm: sarà anch’esso presieduto dal capo dello Stato e ne farà parte come membro di diritto il Procuratore generale della Cassazione, ma salvo cambiamenti dell’ultim’ora, si prevede un ribaltamento dell’attuale proporzione ora a maggioranza ‘togata’. La componente ‘laica’ dovrebbe infatti essere ridotta a un terzo (previo sorteggio degli eleggibili) mentre quella togata arriverebbe a due terzi.

Modifiche anche all’attuale art. 105 della Costituzione: i consigli superiori “non possono adottare atti di indirizzo politico nè esercitare attività diverse da quelle previste dalla Costituzione”. Espunta dalla bozza, invece, l’iniziale previsione secondo cui i Csm avrebbero potuto esprimere parere sui ddl del governo solo su richiesta del ministro della Giustizia.

Obbligo di azione penale ma secondo criteri di legge. Nella bozza si prevede anche che “l’ufficio del Pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale secondo i criteri stabiliti dalla legge”. Ma la versione sottoposta al Quirinale parla di “criteri”. Comunque un’azione penale limitata rispetto a quella che oggi può esercitare il Pm.

Corte di disciplina divisa in due. Come il Csm, anche la nuova Corte di disciplina dei magistrati sarà divisa in due: una sezione per i giudici e una sezione per i pubblici ministeri. I componenti di ciascuna sezione saranno nominati per meta’ dal Parlamento in seduta comune e per meta’ da tutti i giudici e Pm (previo sorteggio degli eleggibili). La Corte di disciplina eleggera’ un presidente e ciascuna sezione a sua volta un vicepresidente tra i componenti nominati dal Parlamento. La legge – secondo la nuova versione dell’art. 105 bis della Costituzione contenuto nella bozza – “assicura l’autonomia e l’indipendenza della Corte di disciplina e il principio del giusto processo nello svolgimento della sua attività”.

Polizia giudiziaria. Nuove regole per l’indirizzo da parte dei pm.

Inappellabilità. Le sentenze di assoluzione e proscioglimento saranno inappellabili sin dal primo grado

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