ROMA, 18 APR- Sempre meno incentivi, la concorrenza di pannelli a basso costo dall’Asia, ed ecco che il settore fotovoltaico in Italia (e altrove) è vicino alla crisi. La locomotiva, in Europa, è la Germania e da queste parti il settore non è più trainante. Gli imprenditori italiani hanno “battuto cassa” al governo contro i tagli, ma dal ministro Corrado Clini hanno ottenuto un sostanziale no. ”La mia impressione è che l’introduzione delle rinnovabili sta aprendo la stagione della concorrenza reale nel mercato elettrico italiano”, ha detto il ministro dell’Ambiente chiedendo ”se non sia meglio anticipare i tempi e intervenire subito, perché il sistema duale non regge. Il problema che sta emergendo è lo scontro tra le rinnovabili e le fonti tradizionali”, spiega Clini facendo presente che il Governo sta prendendo misure ”per la crescita sostenibile e decarbonizzata per l’economia italiana”. Il ministro osserva, citando Enel: ”Stiamo decisamente promuovendo la generazione distribuita che oltre a ridurre la domanda elettrica cambia la struttura del sistema e ha molti impatti sia sulla rete che sul sistema tradizionale. E’ un tema che va affrontato per evitare nuovi conflitti”.
Intanto gli imprenditori del settore fotovoltaico battono cassa contro i tagli. Il governo qualche giorno fa aveva diffuso una nota: “Lo scopo è programmare una crescita dell’energia rinnovabile più equilibrata che, oltre a garantire il superamento degli obiettivi comunitari al 2020 (dal 26% a circa il 35% nel settore elettrico), consenta di stabilizzare l’incidenza degli incentivi sulla bolletta elettrica”.
Gli imprenditori hanno protestato anche davanti a Montecitorio: “Contro i tagli agli incentivi e in difesa dell’unico settore che, come ha ricordato il ministro dell’Ambiente Clini, contribuirà ad aumentare l’offerta di energia coprendo il 35% dei consumi del Paese”. Due in particolare i punti da rivedere: “Ripristino dei 7 miliardi di euro all’anno già contemplati dal Quarto conto energia per il limite di spesa cumulato per gli incentivi e l’innalzamento della soglia minima di potenza per l’accesso al registro del Gse (Gestore dei servizi energetici)”.