ROMA, 30 MAG – E' caos nel Popolo della Liberta'. La debacle elettorale del centrodestra ed in particolare nelle due citta' diventate il simbolo di tutta la campagna elettorale, Milano e Napoli, porta lo scompiglio in un partito gia' provato dalle divisioni e tensioni interne. La parola d'ordine per tutti e' ''riflessione seria sul Pdl'' che tradotto vuol dire: rimettere al piu' presto le mani sul partito. Un avviso indirizzato in primis a Silvio Berlusconi che rilancia annunciando, da Bucarest, che si sta lavorando per far diventare Angelino Alfano coordinatore. E chiarisce che le dimissioni di Sandro Bondi erano previste.
Occhi puntanti dunque domani sull'ufficio di presidenza del Pdl che potrebbe diventare il luogo dove fare il 'processo' ai colpevoli del tracollo elettorale. E tra i primi ad essere messi sul banco degli imputati sono i tre coordinatori nazionali, 'rei', a detta dei piu' malpancisti, di una gestione troppo verticistica del Pdl. Tant'e' che l'annuncio di dimissioni di uno dei tre, Sandro Bondi, fedelissimo di Berlusconi suona a piu' di qualcuno come una mossa per mettere nell'angolo anche gli altri due, Denis Verdini e Ignazio La Russa. Chi non si tira indietro e' il titolare della Difesa pronto ad assumersi le sue responsabilita' mettendo pero' bene in chiaro che ''tutti'' devono essere messi ''in discussione sulle ragioni che hanno prodotto i risultati certamente negativi''.
Il dito non e' puntato contro nessuno in particolare ma, per quanto riguarda Milano, sono in diversi nel partito a guardare con sospetto l'area che fa capo al governatore Roberto Formigoni, accusato di essersi speso poco a favore della Moratti. Difficile comunque che il premier dia retta ai piu' oltranzisti che chiedono un cambio repentino al vertice del partito, anche perche', regolamento alla mano a modificare la struttura del Pdl puo' essere solo il congresso nazionale. In piu', fanno notare dal partito, che il ministro della Difesa puo' contare su un nutrito gruppo di parlamentari.
Berlusconi per il momento non si pronuncia ufficialmente su quale sara' la riorganizzazione del partito ribadendo solo l'obiettivo di volerlo ''radicare di piu' sul territorio''. Un modo per prendere tempo potendo tenendo anche conto delle divisioni interne. Perche' se tutti sono d'accordo sul fatto che il partito vada cambiato, il 'come' continua a dividere. Tra i piu' malpancisti ci sono i parlamentari vicini a Claudio Scajola che da tempo chiedono al Cavaliere di tornare allo spirito del 94 e soprattutto invocano una rivoluzione al vertice chiedendo che a guidare il partito sia un unico coordinatore. E sembra essere sempre Angelino Alfano in pole.
Le critiche non mancano nemmeno dalla cosiddetta corrente di Liberamente che vede tra gli azionisti di maggioranza i ministri Frattini, Gelmini, Carfagna e che orami da tempo ha avviato un dialogo proprio con la componente che fa capo a Claudio Scajola. Due le richieste che arrivano a Berlusconi: primarie per la scelta del successore quando il premier decidera' di fare un passo indietro per evitare ''la balcanizzazione'' del partito e, per quanto riguarda la gestione del Pdl, la creazione di un direttorio in cui siano rappresentate le diverse correnti e che, con i coordinatori, porti il partito fino al congresso.
A chiedere che si avvii al piu' presto la stagione congressuale e' anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno e che, stando ai boatos, non rinuncerebbe nemmeno all'idea, come ultima risorsa,di dar vita a dei gruppi autonomi. L'idea di accelerare sul congresso potrebbe essere, al momento, una delle carte che il Cavaliere potrebbe giocarsi per mettere momentaneamente a tacere i malumori.