Primi “mezzi numeri” e voci: Veneto a Zaia, Puglia a Vendola, Campania a Caldoro

E’ cominciata, muove i suoi primi passi la danza dei numeri che non sono ancora numeri, delle “voci” che non sono ancora dichiarazioni, dei calcoli in cui si arrischiano sondaggisti, organi di stampa e politici in via ufficiosa. Primi mezzi numeri che dicono: il Veneto al leghista Zaia con circa il 60 per cento dei voti, Puglia a Nichi Vendola candidato della sinistra con circa il 50 per cento, Campania a Caldoro del Pdl, Liguria a Burlando del Pd.

E le due Regioni chiave, il Piemonte dove la Lega o sfonda o si ferma e il Lazio che in termini di popolazione e di peso politico conta quanto la Lombardia? Qui i mezzi sondaggi e le voci chissà quanto “informate” dicono che Bresso e Cota e Polverini e Bonino sono appaiati o quasi. Un dato quasi definitivo comunque c’è: è andato a votare quasi il 65 per cento degli aventi diritto. Circa un sette per cento in meno di cinque anni fa, in termini assoluti quasi tre milioni e mezzo di voti mancanti. Un’astensione marcata, solo in parte prevista.

Astensione che dovrebbe avere effetti diversi Regione per Regione. In quelle dove il risultato era dato per scontato o quasi, Lombardia e Veneto per la destra e Emilia, Toscana ed Umbria per la sinistra, i voti mancanti non dovrebbero modificare le percentuali relativi ai voti espressi sui candidati e sulle liste. Nelle Regioni incerte invece l’astensione dovrebbe favorire Cota in Piemonte e la Bonino nel Lazio. Nel primo caso alla Bresso potrebbe mancare una quota di voto d’opinione soprattutto nel capoluogo Torino. Nel secondo caso invece sarebbe una quota di voto “moderato” a mancare all’appello per la Polverini e il centro destra.

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Mino Fuccillo