ROMA – Il capitolo delle esternalizzazioni dei servizi Ama che ha portato allo scontro con dipendenti e sindacati non riguardava solo il 10% di affidamento ai privati dello spazzamento strade. Quello era solo l’antipasto: la delibera che il consiglio comunale si appresta a votare oggi contiene il mandato ad Ama per trovare un partner industriale per una quota intorno al 40% dell’intera raccolta rifiuti. Sul modello Acea, spiega il sindaco Ignazio Marino. Nei primi 6 mesi del 2016.
Sel è contraria, il Pd è frastornato e diviso tra renziani che vorrebbero ancora più coraggio nella liberalizzazione e chi paventa una vera privatizzazione. Ieri è stato superato lo scoglio del numero legale, per cui per il sì – affidamento dopo monitoraggio di 6 mesi del 10% dello spazzamento strade e ingresso privati nel capitale sociale Ama – serve una maggioranza più bassa (16 voti non 24).
Corsa contro il tempo. Anche per il concorso dell’opposizione (2 voti della Lista Marchini) la delibera sembra blindata ma senza il sì all’affidamento entro il 27 settembre, va ricordato, Ama dal giorno dopo non potrà più raccogliere rifiuti. Il capogruppo Pd Pancaldo – racconta Simone Canettieri sul Messaggero – enfatizza il rischio: “I romani ci verrebbero a cercare a casa”. Giusto, ma anche sospetto: perché allora introdurre di corsa nella delibera anche il mandato per la privatizzazione, un prendere o lasciare su un provvedimento cruciale sul quale non v’è stata l’ombra di un dibattito?
E così la maggioranza torna a rischio, soprattutto perché in questi giorni mancherà il voto di Marino e con Sel pronta a dire il no la soglia da superare diventa complicata. Ecco perché ieri è scattata la contromossa: è caduto il numero legale, il consiglio si riunirà oggi in seconda convocazione e così dovrebbe diventare tutto più semplice. Con la maggioranza in Aula che si abbassa da 24 a 16 voti.
Quanto basta per non evitare scherzi. Anche se per non rischiare il caos è già partito il pressing per convincere alcuni consiglieri del gruppo misto (Dinoi e Pastore) a votare le delibere: l’ex Lista Marchini entrerebbe così, nei fatti in coalizione. Prima, però, ci sono «seimila pezzi», cioè emendamenti da discutere e approvare in Aula. Che tornerà a riunirsi in mattina per continuare da venerdì a oltranza fino al sì, destinato ad arrivare in nottata, come nella migliore tradizione. (Simone Canettieri, Il Messaggero).