Roma 2 Lega 0. La “squadra” è a pezzi, il “campionato” è stato fallimentare, ma c’è qualcuno che si accontenta di aver vinto il “derby”, più sentito perché tutto interno. Parliamo del centrodestra, parliamo di un altro, ennesimo annuncio del governo seguito da lesta retromarcia: far pagare il pedaggio sul Grande raccordo anulare che circonda Roma e spostare i ministeri al Nord. Su queste istanze indubbiamente cruciali per le sorti del Paese si sono scontrate per giorni due anime della maggioranza che solo il collante Berlusconi ha potuto tenere insieme in questi anni: la Lega Nord, con in prima fila Roberto Castelli, e gli ex An, con in prima fila Gianni Alemanno.
Ha iniziato Castelli: “I romani non vogliono pagare il pedaggio? E’ perché sono di cultura arretrata”. Replica Alemanno: “Ignorante”, è giù un diluvio di reazioni stizzite del Pdl di area romana. Fino ad arrivare ad oggi, con la capitale cosparsa di manifesti: “Roma 2 Lega 0. Palla al centro”. Firma: Popolo di Roma e Destra Sociale. Chi sono? Sono quelli che cosparsero Roma di manifesti con la faccia di Alemanno e su scritto “Roma capitale, orgoglio nazionale”. Sono quelli che gli chiedi delle buche nelle strade e ti rispondono con la “rivoluzione identitaria”. Gli parli della Parentopoli all’Atac e inneggiano al 21 aprile del 753 A.C.
Se e quando l’era Berlusconiana finirà, resteranno a contendersi i voti veri della destra queste due opposte “visioni del mondo”: una che pensa di risolvere il problema del debito pubblico facendo pagare i pedaggi ai “terroni”, l’altra che nasconde – con l’orgoglio e le vittorie sbandierate sui manifesti – le proprie politiche fallimentari, figlie di demagogia, clientelismo e incapacità di misurarsi con la modernità e la complessità.
Roba che il “Cavaliere stanco” al confronto sembra De Gasperi.