La paziente. La donna – che è stata già sottoposta a tutti gli accertamenti clinici richiesti – nei giorni scorsi aveva deciso, compilando gli appositi moduli, di interrompere la gravidanza in corso, scegliendo di utilizzare la pillola Ru486 anziché l’intervento chirurgico.
“Non ha voluto ripetere l’esperienza della sala operatoria e dell’anestesia interrompendo così con il metodo farmacologico la gravidanza”, fa sapere il dott. Nicola Blasi della prima clinica ostetrica del Policlinico di Bari, unico non obiettore di coscienza, che già dal 2006 utilizza questo metodo in via sperimentale, ovvero acquistando il prodotto dalla Francia.
“Ora che il farmaco è in commercio in Italia – afferma Blasi – abbiamo fatto richiesta ai punti di riferimento previsti e stamani è arrivato. “Quasi tutte le donne che si sono sottoposte finora al trattamento Ru486 – dice Blasi – erano già informate, già sapevano cioè dell’esistenza di questa pillola e quando hanno scelto, lo hanno fatto avendo già informazioni precise oltre quelle che io ho fornito loro”.
Protesta L’arrivo della pillola abortiva nell’ospedale pugliese ha suscitato la protesta di una decina di persone appartenenti alla Comunità papa Giovanni XXIII di Bari. I manifestanti, che esibivano il cartello ‘Ru486 il veleno che uccide i bambini’, hanno gridato parole contro l’aborto, sostando davanti all’edificio. Dopo pochi minuti si sono allontanati.
Il primo trattamento in “regime ordinario”. Quello di oggi è il primo intervento di interruzione di gravidanza con metodo farmacologico effettuato in Italia da quando la pillola RU486 è entrata ufficialmente in commercio. Fino ad oggi in Puglia la pillola Ru486 veniva utilizzata nel policlinico di Bari “in via sperimentale”, in quanto importata dalla Francia dal novembre del 2006 e il trattamento veniva somministrato alle pazienti in regime di day-hospital.
L’Ru486 va somministrata entro sette settimane a partire dal primo giorno dell’ultima mestruazione. Complessivamente il trattamento prevede tre pillole che compongono la dose necessaria per provocare l’aborto.
Torino. All’ospedale Sant’Anna di Torino invece – il primo a sperimentarla in Italia – la Ru486 non si è ancora vista. La stessa cosa può dirsi anche per gli altri ospedali piemontesi, ha denunciato all’Ansa il ginecologo radicale Silvio Viale, noto per aver avviato cinque anni fa la sperimentazione della pillola. “Ho ordinato 50 scatole, il fabbisogno di due mesi circa, ma dal Sant’Anna la richiesta non è ancora partita”, afferma Viale. Intanto sono partiti ieri i primi ordinativi per la pillola abortiva RU486 da parte della Clinica Mangiagalli di Milano, uno dei punti nascita più attivi d’Italia a seguito delle prime richieste da parte delle donne che desiderano abortire in via farmacolologica.
Milano. Diversa la situazione all’ospedale San Carlo Borromeo di Milano, che spiega di non aver fatto ancora nessun ordine del farmaco, e di non aver ancora ricevuto alcuna richiesta di utilizzo.
Toscana. In Toscana, infine, sono previsti per oggi i primi arrivi, circa 69 scatole, della pillola abortiva Ru486 nel magazzino farmaceutico centralizzato di Migliarino (PI) dell’Ente per i servizi tecnico amministrativi di Area vasta (Estav), che serve 18 ospedali toscani fra Pontremoli e Portoferraio.