Dagospia: Ruby, Fini fa la morale a Berlusconi? Anche il suo caposcorta chiese la “raccomandazione” per l’immersione proibita

Gianfranco Fini in muta da subacqueo

L’episodio del caposcorta di Silvio Berlusconi che chiamò la Questura di Milano (nel caso Ruby) per fare una “raccomandazione” non è stato un caso isolato, visto che tra i politici di spicco c’è un precedente “illustre”: anche Fabrizio Simi, caposcorta di Gianfranco Fini, chiamò la Capitaneria di Porto di Grosseto e i vigili del fuoco per chiedere il favore di far immergere il presidente della Camera nelle acque “vietate” del Parco naturale dell’isola di Giannutri. E proprio Fini ha condannato pubblicamente “l’uso privato di un incarico pubblico” da parte del premier.

Dell’episodio ha parlato Gian Marco Chiocci in un articolo pubblicato su Il Giornale e ripreso da Dagospia. La vicenda risale al 2008, quando Fini si immerse nelle acque “inaccessibili” dell’isola toscana.

Tutto è partito, spiega Chiocci, dalla “decisione della Cassazione di accogliere il ricorso del Codacons che si opponeva all’archiviazione dell’inchiesta sulle immersioni fuorilegge del 2008 di Fini e di Elisabetta Tulliani”.

Gli atti dell’inchiesta, racconta il giornalista, “raccontano che il 30 settembre 2008 il Codacons inviava un esposto all’autorità giudiziaria nel quale riferiva che l’onorevole Fini, presidente della Camera, per suo diletto personale, accompagnato dalla compagna Elisabetta, veniva accompagnato da un motoscafo dei vigili del fuoco (immortalato con fotografie da uomini di Legambiente) per effettuare un’immersione subacquea in una zona del parco di massima protezione”.

Le indagini, sottolinea ancora Chiocci, “permettevano al pm di accertare come effettivamente «una imbarcazione dei vigili del fuoco era entrata nella zona parco 1, località Grottoni, pur non avendo ottenuto i preventivi del nulla osta dell’Ente Parco». I successivi accertamenti «identificavano i pubblici ufficiali che partecipavano all’escursione, ritenuti possibili responsabili del reato». Il pm, però, viste le dichiarazioni contrastanti delle persone interrogate, anziché affidare al dibattimento l’accertamento delle responsabilità (peraltro già accertate con lo sconfinamento documentato dalle foto nell’area protetta di barche a motore senza autorizzazione) chiedeva a sorpresa al Gip di archiviare. «È emerso – scrive il pm – che i vigili del fuoco (a cominciare dal capo reparto Quintilio Capecchi) sarebbero stati indotti in errore dalle dichiarazioni del capo scorta di Fini, Fabrizio Simi, il quale – continua il pm – avrebbe assicurato agli stessi di avere le necessarie autorizzazioni per effettuare l’escursione»”.

Ed è qua che “casca l’asino” secondo la ricostruzione pubblicata da Il Giornale: “Al contrario il caposcorta del presidente della Camera ha dichiarato «di essere stato indotto in errore dal comportamento dei vigili del fuoco e della capitaneria di porto (nella persona di Maurizio Tattoli) i quali avrebbero, i primi, individuato la località Grattoni quale meta ideale per l’escursione, indicando nella capitaneria di porto e nel corpo forestale l’ente preposto ad autorizzare tale attività, il secondo (capitaneria) che avrebbe espressamente autorizzato tale attività assicurando anche di informare personalmente il corpo forestale per le competenze di tale ultimo ente”.

Ma le autorità hanno poi smentito la versione di Simi: “Sia i vigili che la capitaneria hanno smentito energicamente l’uomo ombra di Fini. I primi, con Capecchi, ricordano di «aver fatto presente al caposcorta che quella era una zona protetta e dunque interdetta alla navigazione e alle immersioni. Il caposcorta mi ha detto che era tutto a posto, che erano stati contattati gli uffici preposti e dunque l’autorità era stata autorizzata»”.

Anche la Capitaneria di porto ha smentito, come ricorda Chiocci: “Niente di più falso come spiega il capitano Tattoli della Capitaneria di porto: «Il 26 agosto il capo della scorta di Fini mi chiamò sul mio cellulare e mi comunicò che il presidente Fini, la scorta e i vigili del fuoco con una imbarcazione di questi ultimi si stavano recando sull’isola di Giannutri per effettuare una immersione senza specificare il luogo preciso. Mi fece due telefonate, nella seconda mi chiese di informare la Forestale (…). So bene di non avere nessun potere autorizzatorio sulle immersioni a Giannutri. So perfettamente che nemmeno il Corpo forestale ha tale potere e per questo non ho mai pensato né di autorizzare una simile escursione né in concreto l’ho mai fatto. Non ho mai avuto neppure la richiesta di tale autorizzazione da parte del caposcorta»”.

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Alberto Francavilla