ROMA – ”Sperimentiamo forme di smarrimento, disgregazione e dispersione all’interno del tessuto sociale non solo per problemi di carattere economico, materiale e occupazionale ma anche per ragioni di ordine culturale e direi spirituale”. Lo ha detto il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, introducendo con queste parole pronunciate a braccio il suo discorso agli accompagnatori spirituali Acli nel corso del convegno ‘Una vita buona per il bene del Paese’. ”Vorrei che tutti noi sacerdoti – ha quindi sottolineato Crociata – avvertissimo la delicatezza del momento e sapessimo comunicarlo alle nostre comunità”.
La politica come “servizio per il bene comune”. L’impegno politico ”per il credente è una forma di servizio al bene comune, anzi una vocazione”, ha aggiunto Crociata, che ha rilevato l’importanza di agevolare i ”fermenti” e la ”vitalità” dei cattolici venuti alla luce nella Settimana Sociale di Reggio Calabria, ”facendoci carico – ha detto – di alcune attenzioni, oggi particolarmente sentite, come, ad esempio, le trasformazioni in atto nelle dinamiche lavorative, sia per gli effetti della globalizzazione sia in relazione al mutamento dei rapporti interni tra le parti sul piano nazionale e territoriale, senza dimenticare il connesso dramma della disoccupazione. O, ancora, il volontariato che largo spazio ha trovato e continua ad avere nello sviluppo della vita sociale e che deve attingere nella ispirazione cristiana motivi per mantenersi a livelli alti di tensione ideale, nella apertura alle esigenze di solidarietà nazionale e internazionale. O, infine, l’impegno politico, che per il credente è una forma di servizio al bene comune, anzi una vocazione – ha detto Crociata – una espressione della carità cristiana, che cerca il bene di tutto nel farsi carico della conduzione della cosa pubblica”.
”Rimanere ancorati alla dignità e integrità della persona umana, portatrice di esigenze primordiali rispetto a ogni forma di istanze sociali, quali sono la tutela della vita dall’inizio alla fine naturale, il valore del matrimonio e della famiglia, la libertà religiosa e la libertà educativa – ha spiegato ancora il numero due della Cei – significa mantenere viva la coscienza e promuovere adeguatamente tutte le necessarie forme di impegno sociale idonee a rispondere alle attese che oggi persone e gruppi umani, non sempre con adeguata avvertenza, reclamano o, comunque, attendono”.
“Votare è un dovere”. E’ sbagliato ”sottrarsi ad ogni forma di partecipazione alla cosa pubblica, a cominciare dall’espressione del proprio voto in occasione di tornate elettorali”, ha detto il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. ”Il bene è comune – ha detto monsignor Crociata – perché tutti ne beneficiano; ma tutti ne possono beneficiare perché ciascuno ne ha cura. Non può considerarsi una digressione quella che porta a rilevare una tendenza diffusa a chiudersi nel privato, a ripiegare nella cura dei propri interessi, a sottrarsi ad ogni forma di partecipazione alla cosa pubblica, a cominciare dall’espressione del proprio voto in occasione di tornate elettorali, salvo poi pretendere che qualcuno, sia esso lo Stato o qualsiasi altro ente pubblico, provveda e assicuri l’espletamento dei servizi necessari”.
Per monsignor Crociata, ”è in atto in molti settori della collettività una sorta di alienazione nella forma di dissociazione tra diritti e doveri, come se i beni di cui tutti hanno bisogno non debbano essere prodotti e curati da quelli stessi che hanno bisogno di usufruirne”. ”Qui – ha osservato il segretario generale della Cei – subentra uno degli aspetti non secondari dell’impegno sociale dei cristiani: educare con la parola e con l’esempio al senso del bene comune, alla responsabilità di tutti e di ciascuno verso ciò che è comune a tutti, dall’ambiente, alla ricchezza economica, alle regole della convivenza. In questo senso il primo grado di impegno sociale è la ricostituzione del senso civico, che è il senso dei doveri, e non solo dei diritti, di ciascuno nei confronti della collettività”.
Secondo Crociata, ancora, ”se è vero che bisogna richiedere e attendere il conferimento dei servizi e del sostegno pubblico, a cominciare da quello statale, per lo svolgimento delle attivitaàdi cui una collettività ha bisogno, nondimeno è parimenti necessario promuovere l’iniziativa personale e privata come prima modalità di esercizio della responsabilità sociale di ogni cittadino”.