MILANO – “Ha nove zeri il costo dell’inchiesta della Procura di Milano sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e gli altri indagati eccellenti per il presunto giro di sesso e soldi. In cifre: un milione 325.170 mila euro. L’importo è ipotetico, verosimile e presumibilmente anche sottostimato…”. Cominciava così un pezzo datato 21 gennaio de Il Tempo, errore di numerazione compreso. A mettere la pulce nell’orecchio al giornale romano era stato proprio Berlusconi che aveva parlato in gennaio nei suoi videomessaggi contro i pm del caso Ruby di un “dispiego di mezzi da retata di mafia”. E avevano torto entrambi. Nel migliore dei casi avevano commesso degli errori di calcolo, matematico s’intende. Il rendiconto completo di tutte le spese affrontate dai pm Boccassini-Forno-Sangermano per il processo immediato a Berlusconi per concussione e prostituzione minorile, e per la richiesta di rinvio a giudizio di Minetti-Mora-Fede per favoreggiamento della prostituzione, è ora di pubblico dominio, contenuto in mezzo al mare di carte nel faldone numero 33. Totale delle spese sostenute: 65mila euro.
Un faldone nuovo di zecca, che non c’era al momento dell’avviso di conclusione dell’indagine sul trio (32 faldoni) né nelle tre successive integrazioni di atti, né nell’indicazione delle fonti di prova nella richiesta di giudizio. Un faldone che rivela, nel dettaglio, come, dove e per cosa sono stati spesi soldi pubblici nell’inchiesta “Ruby”. In 6 mesi 39.044 euro e 9 centesimi per pagare dalle trascrizioni agli interpreti, dal noleggio di auto all’affitto di apparecchi, più altri 26.000 euro in intercettazioni. E più nel dettaglio, tolti i già noti 26.000 euro spesi per le intercettazioni, 21.300 dei restanti 39.000 dipendono dal noleggio delle auto usate per servizio dagli inquirenti (il massimo per una Golf, 4.000 euro). Circa 4.800 euro hanno retribuito trascrizioni di interrogatori, e 6.272 euro l’interprete di arabo per alcune delle intercettazioni dell’allora minorenne marocchina. Per registrare in forma digitale gli interrogatori si sono infine dovuti affittare apparecchi il cui noleggio è costato 3.000 euro, mentre quanto mai sobrie sono state le tre trasferte di poliziotti in hotel di Rimini, costate 74 euro, 74 euro e 48 euro ognuna.
Sessantacinquemila euro, come scrive il Corriere della Sera, pari ad un ventesimo di quanto è costata la prima puntata del programma di Sgarbi. O, restando alla vicenda, a un quarto delle spese del premier per 100 collane del tipo di quelle regalate alle sue giovani ospiti ad Arcore, un decimo dei bonifici del presidente a una dozzina di fanciulle in un anno, e quasi la stessa cifra del «laser antidepilazione» che il presidente del Consiglio ha di recente ammesso di aver dato a Ruby perché, a suo dire, potesse entrare e lavorare in un centro estetico. Di sicuro i pm milanesi non sono degli spendaccioni.