MILANO – Chiusa al settimo piano del palazzo di Giustizia di Milano, una donna sta per decidere, in queste ore, forse questa notte stessa, il destino della legislatura. Cristina Di Censo, giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano è in procinto di comunicare la sua decisione rispetto alla richiesta di giudizio immediato dei pubblici ministeri per Silvio Berlusconi accusato di concussione e prostituzione minorile. Lo scandalo Ruby si avvia alla fase cruciale. Lunedì 14 febbraio scadono i cinque giorni stabiliti dal codice perché il Gip esprima il suo parere: ma si tratta di un limite temporale non vincolante. Tuttavia, non si esclude che già martedì mattina il giudice Di Censo comunichi la sua decisione.
Tre sono le opzioni in campo.
1) Il Gip accoglie la richiesta dei pm. E’ la decisione più temuta a Palazzo Chigi, una vera bomba atomica sganciata sul già terremotato panorama politico e istituzionale. Il capo del Governo è rinviato a giudizio con una corsia preferenziale, verosimilmente verso la fine di aprile. Significa che il gip considera fondata la “prova evidente” che i reati siano stati commessi. E’ ciò che ovviamente si augurano i pm che hanno scommesso proprio su questa prova, necessaria, ai fini processuali, per chiedere il giudizio immediato e saltare l’udienza preliminare.
2) Il Gip respinge la richiesta di giudizio immediato stabilendo che il processo sia svolto con rito ordinario. Si ricomincerebbe l’udienza preliminare, con conseguente dilatazione dei tempi. Un no significherebbe anche che la cosiddetta “pistola fumante”, cioè la prova evidente, in realtà non lo è affatto. L’impianto accusatorio dei pm verrebbe di fatto smontato.
3) Il Gip solleva un conflitto di competenze accogliendo la richiesta della difesa di Berlusconi. In pratica il fascicolo relativo all’inchiesta verrebbe trasferito al Tribunale dei Ministri. La procedura prevede che vengano estratti a sorte tre giudici che, vagliate le carte, le restituiscono infine alla Procura. Il passo successivo consiste in una nuova richiesta al Parlamento di autorizzazione a procedere. E’ facile prevedere in questo caso, visti i numeri di cui dispone la maggioranza, che tale richiesta verrebbe negata.
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