MILANO – Nel caso Ruby ”abbiamo proprio tutti gli elementi di una struttura organizzativa, abbiamo l’arruolatore, abbiamo il fidelizzatore, e abbiamo, possiamo dire, l’amministratore del bordello, colui che paga le dipendenti, colui che si occupa della location”. Sono le parole usate dal procuratore aggiunto di Milano, Pietro Forno, lunedì scorso nel suo intervento con cui ha chiesto il rinvio a giudizio per Lele Mora, Nicole Minetti e Emilio Fede.
Parole riportate nelle trascrizioni dell’udienza davanti al gup Maria Grazia Domanico, che mercoledì 29 sono state depositate alle parti.
Le trascrizioni, dunque, con la fedele riproduzione delle espressioni usate dal procuratore Forno, risolvono il ‘giallo’ che si era creato attorno alla parole ”bordello”, che aveva suscitato anche molte polemiche e a cui era seguita una precisazione da parte dello stesso Forno.
Il procuratore Forno lunedi’ scorso in serata aveva precisato: ”Non ho mai detto che Arcore era un bordello. Il termine bordello e’ stato utilizzato come riferimento storico alla divisione dei compiti previsto dalla legge Merlin”. Nelle trascrizioni dell’udienza si puo’ leggere: ”E qui abbiamo proprio tutti gli elementi di una struttura organizzativa, abbiamo l’arruolatore, abbiamo il fidelizzatore, e abbiamo, possiamo dire, l’amministratore del bordello, colui che paga le dipendenti, colui che si occupa della location, oggi si direbbe, della loro collocazione adeguata, che poi e’ anche una forma di retribuzione”.
Quindi, ha proseguito Forno, ”un sistema strutturale e strutturato che spiega le imputazioni che sono state elevate agli indagati. E, come dicevo, queste imputazioni – si legge ancora – riguardano sia l’ipotesi di cui alla legge Merlin, sia al 600bis, nella misura in cui riteniamo ampiamente provato che la minore El Mahroug Karima e’ stata coinvolta in atti sessuali”.
Poco prima il procuratore Forno aveva spiegato che Nicole Minetti aveva, nell’attivita’ di induzione e favoreggiamento della prostituzione per i presunti festini a luci rosse ad Arcore, ”un ruolo di tipo organizzativo”, mentre Lele Mora era il ”selezionatore” e Emilio Fede il ”fidelizzatore”.