ROMA – “Sono profondamente insoddisfatto della replica del ministro Frattini alla mia interrogazione. Il Ministro avrebbe dovuto informare il Parlamento sui giudizi informali – perché questo è richiesto a un Ministro degli esteri – delle cancellerie e da circoli delicati come la Nato, la Ue, i G7, G8, G20 sull’affidabilità di un leader così platealmente soggetto a forme potenziali di ricatto. Invece Frattini ha risposto sostanzialmente che ai nostri alleati non interessa nulla dei pericoli di ricattabilità di Berlusconi e che, come ha avuto modo di ricordare in una intervista di qualche tempo fa, tutto si risolve in una ‘certa curiosità’ dei governi stranieri per il ‘carattere esuberante del premier’ “. Lo afferma il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda intervenendo in Senato sulla risposta del Ministro Frattini all’interrogazione presentata la settimana scorsa dal Pd.
“Frattini ha scelto la strada di negare anche l’evidenza. Non è credibile che l’unica persona che non si accorge di quanto siano diffusi all’estero il fastidio e la preoccupazione per le conseguenze dei comportamenti di Berlusconi sia proprio il Ministro degli Esteri italiano. E questo silenzio – continua Zanda – è segno di una cultura di regime poichè – spiega – nei regimi non c’è solo la limitazione del potere legislativo del Parlamento, il controllo di tanta parte dell’informazione, l’influenza sulla grande finanza, l’occupazione di pezzi dello Stato. Nei regimi c’è anche il culto del capo, la pretesa di una sua immunità totale e la copertura complice dei suoi vizi anche di fronte all’evidenza dei fatti. Nei regimi quando il capo è accusato di favorire la prostituzione minorile, la sua corte dice che ha soltanto passato una allegra serata”.
“L’evanescente risposta del Ministro Frattini conferma che le vicende di Berlusconi sono una sorta di sigillo del suo personale sistema di potere nel quale, come in tutti i regimi, il pubblico e il privato si confondono, si intrecciano e si sorreggono a vicenda”.