«Mi aspetto una cosa normale – ha detto – e cioè che gli ordini esecutivi di un giudice vadano rispettati. Questa è la regola». «Non avrei voluto nemmeno ricorrere al giudice -ha spiegato – e l’ho fatto dopo mesi, quando era chiaro anche a chi non avesse voluto vedere che la ragione della mia rimozione era politica». «L’ho fatto per difendere la mia dignità – ha proseguito – e l’ultima cosa che penso di fare adesso è quella di fare mercato di una decisione del giudice».
Ruffini ha anche difeso l’attuale direttore di Raitre: «Questa – ha sottolineato – non è una questione tra me e Di Bella, che siamo pure amici. Il punto – ha ribadito – è un altro. Riguarda l’illiceità di rimuovere un direttore per ragioni politiche. Riguarda il sistema della comunicazione in Italia e la possibilità di stare con la schiena dritta». Il problema italiano, ha affermato, «é semmai se l’informazione tutta debba essere nelle mani della maggioranza di governo, o se si possa ancora essere liberi senza essere discriminati. E’ se valga ancora il merito. Se valgono ancora le regole». Anche la politica,ha concluso, «dovrebbe pretendere dalla Rai di essere libera e pluralista».