Sacconi: “Governo raggiungerà l’accordo, necessaria riforma dell’art.18”

ROMA, 1 NOV – “Non credo a questa notizia”. Cosi il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ospite di Matrix su Canale 5 ha risposto ad una domanda sulle indiscrezioni secondo cui il vertice di questa sera sulla crisi, con i ministri economici a palazzo Chigi, si sarebbe concluso senza raggiungere un accordo. In assenza di comunicazioni ufficiali, commenta il ministro, “evidentemente qualcuno avrà voluto dare la sua lettura, vedremo nei prossimi giorni”.

In un botta e risposta con il sindaco di Firenze Matteo Renzi, il ministro del Lavoro ha più volte fatto riferimento alla riforma dell’articolo 18. è un errore, dice, parlare di licenziamenti facili. “Non si sta discutendo di questo, si sta discutendo come non rendere i licenziamenti impossibili”, prevedendo anche “un grosso indennizzo”.

Per Maurizio Sacconi questo “benedetto, o maledetto” tema va affrontato anche se “non è certamente popolare, perchè non è facile spiegare che rendendo più facili i licenziamenti si aumentano i posti di lavoro. Non sono temi facili, ma sappiamo che in questo tempo dobbiamo decidere anche le cose più difficili e impopolari”.

Lo ha detto ricordando “l’amico” Marco Biagi, il giuslavorista vittima del terrorismo. In Italia, ha sottolineato il ministro, “il 54% degli occupati è nelle piccole imprese che hanno paura di crescere oltre una certa soglia” per non far scattare vincoli come quelli sui licenziamenti previsti dall’articolo 18.

“Non diamo per scontato un futuro negativo, l’Italia non è la Grecia”, dice il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi che, ospite di Matrix su Canale 5,  sottolinea la “patrimonializzazione delle nostre famiglie”, per proprietà immobiliari e capacità di risparmio. Famiglie che possiedono gran parte dei titoli del debito pubblico. Mentre la Grecia soffre “la povertà della nazione”.

Il “grado di patrimonio”, dice il minsitro, è in Italia “un punto di forza da cui partire, dal quale possiamo costruire la crescita nella stabilita”‘. Una crescita “che non si puo’ fare con la spesa pubblica ma cambiando profondamente le regole”. Con riforme da fare che accendono dibattiti, nei quali “il Governo non fa ma subisce polemiche” in un clima da “Paese in guerra civile verbale”.

Per il ministro, che ha accennato a critiche e preoccupazioni sulla tenuta del nostro Paese, “siamo pieni di anti-italiani” e – lo ha detto in un botta e risposta con il sindaco di Firenze Matteo Renzi – “parlare male dell’Italia fa male all’Italia e agli italiani”.

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