Lo stato vegetativo, una volta raggiunta la fase di cronicità, deve essere considerato come “una gravissima disabilità”, e non può essere connotato con gli aggettivi di persistente o permanente.
E’ quanto stabilisce nel suo documento finale il gruppo di lavoro sugli stati vegetativi e di minima coscienza, presieduto dal sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, presentato questo pomeriggio al ministero della Salute.
“Allo stato attuale delle conoscenze – si legge nel documento – il gruppo di lavoro ritiene che non possa essere esclusa la presenza di elementi di coscienza nei pazienti in stato vegetativo, ma che il livello e la qualità di tali elementi di coscienza variano da paziente a paziente, anche in dipendenza dal contesto ambientale”.
Secondo gli esperti sembra “che non può essere escluso in assoluto un miglioramento delle funzioni cognitive, anche a distanza di molti anni dall’evento acuto, a seguito di processi rigenerativi e di riorganizzazione plastica delle strutture cerebrali”. Per questi motivi il gruppo di lavoro raccomanda di non descrivere lo stato vegetativo diagnosticato con gli aggettivi di “persistente” o “permanente”.
